La notizia della morte di Aldo Falivena, avvenuta ieri a Roma, in veneranda età, mi riempie il cuore di una tristezza indicibile. Lo ricordo come punto di riferimento (anche se non ho avuto la fortuna di collaborare con lui) quando, a metà del secolo scorso, iniziai l'attività di cronista in Costa d'Amalfi.
Egli, pure molto giovane, era già il capo della redazione di Salerno de Il Giornale (non "Il Giornale di Napoli", come alcuni hanno scritto), un quotidiano campano (diretto, se non sbaglio, da Alberto Consiglio) che si distingueva - nel mondo dell'informazione di allora - per la qualità delle firme, dei servizi, delle cronache. Un giornale tutto da leggere, insomma.
Ho imparato molto da lui: leggendo i suoi articoli su Epoca, Corriere d'informazione, ecc. (pure Radiocorriere, perché no?), e seguendo i tanti bellissimi programmi che realizzava per la Rai.
Con Aldo Falivena se n'è andato un maestro di giornalismo e di vita: gentile, discreto, con quello sguardo profondo ma buono, rassicurante, che lo avvicinava a due dei suoi amici più cari, il poeta Alfonso Gatto e il pittore Mario Carotenuto. E se n'è andato, insieme, un grande salernitano, del quale la città dovrebbe conservare la memoria.
Al fratello Pietro, a tutti i familiari, esprimo sentimenti di vivissimo accorato cordoglio.
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