Non contesto la decisione, dico però che essa non mi
convince. Ci sarà un altro modo per
intervenire, penso, prima che si arrivi all’occhio per occhio, dente per dente.
Per ora s’è trattato di un pugno, ma qualcuno potrebbe essere tentato di usare
il bastone o una spranga.
Il bullismo non è un’invenzione recente, c’è sempre stato. Anche
ai miei tempi (che erano tempi di guerra e la nostra era una generazione
educata al culto delle adunate, dei proclami del Duce, all’odio verso il nemico).
Ma ci si limitava più che altro allo sfottò, senza cattiveria. Poi, una volta
entrati in confidenza, si diventava amici.
Oggi il fenomeno è diventato inquietante. Richiede l’impegno
costante degli operatori scolastici per capirne le dimensioni, e per svolgere
opera di educazione, col coinvolgimento attivo delle famiglie.
Lo si faceva abitualmente, con scrupolo, in un clima di
collaborazione fattiva, nella scuola dove ho insegnato per trentacinque anni di
fila. Non ricordo – e non per vuoti di memoria - atti di bullismo meritevoli di punizione
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