Non amo la sdraio. Ne ho due, non mi ci siedo mai.
Non amo la sdraio da quando a Positano ne rimase vittima, sul terrazzo di casa,
il commediografo Cesare Giulio Viola. Avvenne il 3 ottobre 1958. Il telo sul
quale s’era adagiato per godersi la vista del mare all’improvviso si squarciò. Batté la testa e gli fu fatale. Viola, nato a
Taranto il 26 novembre 1886, s’era affermato come scrittore, commediografo e
sceneggiatore di teatro, televisione e cinema. Per la sceneggiatura
vantava anche una candidatura all’Oscar.
M’interessai a lui per due lavori: “Canadà” (tre
atti, Mondadori, 1950) e, in modo particolare, “Nora seconda” (tre atti, prefazione di Eligio
Possenti, Bologna 1956) che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto dare un seguito
all’interrogativo col quale s’era chiuso il dramma ibseniano “Casa di bambola”.
Non mi piacque. Non c’era nulla del pathos dell’autore nordico.
In “Canadà” mi sorprese il riferimento alla
Grotta dello smeraldo. Trascrivo qui il breve dialogo tra i protagonisti della
commedia, Joe e Olga:
«OLGA.
E perché dici queste cose? (fissandolo) Dimmi che mi vuoi bene… Mi fa piacere
sentirmelo dire…
JOE. Ti voglio bene…
OLGA. Non così… Come quella sera, ti ricordi, a
Roma… Come quel giorno ad Amalfi, nella grotta dello Smeraldo… Io voglio
tornare ad Amalfi e voglio comprarmi quella grotta, e voglio murarla perché
nessuno c’entri più… Dimmi che mi vuoi bene come allora… È vero, Joe?».
Tra meno di due mesi, il 3 ottobre, ricorrerà il
sessantesimo anniversario della morte di Viola. Sarebbe il caso che il Comune
di Positano si facesse promotore di una cerimonia – meglio, un incontro di
studio -, per richiamare l’attenzione degli studiosi sulla sua opera, soprattutto
per ricordare quanto egli amasse il paese della Costiera.
©
Sigismondo Nastri
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