La confusione di questa fase delicata della vita politica italiana è nel fatto che destra conservatrice e quella che impropriamente molti chiamano "sinistra" (dato che più a sinistra del Partito democratico c'è il vuoto: LeU è irrilevante) tendono sempre più a confondersi, se non proprio a integrarsi (basti guardare come simpatizzano Silvio Berlusconi e Matteo Renzi).
La sinistra vera, quella rappresentata da Togliatti, Nenni, Terracini, Longo, Ingrao, Lombardi, Di Vittorio, per citarne alcuni, non esiste più. E neppure il post-fascismo, tenuto in piedi da Almirante (e franato penosamente dopo di lui). La Chiesa ha abdicato al ruolo - che s'era assunto nel dopoguerra con Pio XII - di formazione di una classe politica capace - nel bene e nel male - di esprimere uomini di notevole levatura (da De Gasperi a Moro, da Andreotti a De Mita, passando per Dossetti e La Pira), svolto fino agli anni settanta.
I poteri dominanti oggi - banche, alta finanza internazionale, lobby economiche e massoniche, la stessa UE a trazione tedesca - condizionano sia la destra berlusconiana che il Pd. Nonostante i proclami antieuropeisti di Salvini: lupo che ulula alla luna.
In questo quadro già scombinato - con i limiti e le contraddizioni messi in mostra da Luigi Di Maio - il M5S si pone come l'asino in mezzo ai suoni. E - già avvenne per l'Uomo qualunque di Guglielmo Giannini -, è destinato a sciogliersi qual neve al sole se non assumerà una propria identità e non si darà un progetto serio, credibile, attuabile, sganciandosi dalla tutela imbarazzante di Beppe Grillo e della Casaleggio Associati,
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