"La si vedeva ogni mattina col bello e cattivo tempo nei pressi dell'edificio delle scuola 'Gennaro Barra' e in villa comunale, circondata da tanti scolaretti, ai quali vendeva la sua modesta mercanzia: caramelle, confetti, quaderni e penne".
Mia moglie, che all'epoca era una ragazzina, e frequentava le elementari, mi dice che Maria arrivava la mattina, prima che suonasse la campanella di entrata, vestita abitualmente di nero, portandosi dietro, su uno sgangherato carrettino, un seggiolino, una valigia di latta e, immancabile, l'ombrello. Una volta che s'era seduta, metteva la valigia sulle gambe e l'apriva: nei vari scomparti c'erano girandole, bombon, caramelle di liquirizia, e altre leccornie, molto desiderate dai bambini. Poi si spostava nella vicina villa comunale e ricompariva alla fine delle lezioni. Con i suoi piccoli guadagni - leggo nell'articolo - Maria Vedetti, figura tipica di Salerno, si era prodigata "per il mantenimento agli studi di tre futuri religiosi". Uno, "già ottimo e pio sacerdote, in un paese vicino al Capoluogo".
"Del suo meschino 'commercio' - scriveva il Mattino - dava parte a poveri disoccupati: partecipava, attivamente, quale 'socia', all'invio diegli infermi gravi a Lourdes". Era, insomma, una benefattrice che aveva lavorato, nonostante la terribile malattia, fino a trenta giorni prima della dipartita. Le esequie registrarono una grande partecipazione di popolo. Sottolineata la presenza, tra le Dame della Carità, delle signore Bonacci, Emanuelita Centola-Santoro, Vanna Romagnano Buonocore.
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