Esco di casa per sbrigare qualche
faccenda, nei paraggi, e, come di consueto, faccio tappa nella bottega del mio
amico Adriano, maestro del colore, per scambiare qualche parola e per un po’ di
relax. Lì una sedia è sempre disponibile. Entra una signora, bionda, con un
cagnolino al guinzaglio: un pincher, maschio. Meno male - mi viene subito da
pensare - che non ho con me Chanel, la chiwawa, da ieri in calore. La signora
vuol vendere un quadro. Adriano, col garbo che gli è congeniale, cerca di farle
capire che non gli interessa. “Io – dice – i quadri li faccio, non li
compro”. “Perché, voi siete pittore?” chiede la signora. Adriano risponde
che tutti i dipinti alle pareti sono suoi. Lei, dopo aver dato uno sguardo in
giro, gli fa notare che un quadro ha valore solo dopo la morte dell’artista che
lo ha realizzato.
Suggerisco ad Adriano qualche gesto
scaramantico, come toccar ferro, e, intanto, tengo ben ferme le mie mani in una
certa posizione, pronto a... proteggermi. Lo so che non serve, non ci credo, ma
in momenti difficili come questo non resisto alla tentazione. Lei se ne accorge
e incalza: “Siete superstizioso?”, Non rispondo e passo rapidamente all’azione.
E' volgare, non venite a ricordarmelo, ma è un modo, credo, per farle capire
che la deve smettere. Macché! “Non vi grattate – ammonisce – perché vi fa male
alla prostata”. “Non ho problemi di prostata” replico, infastidito. “Ah, siete
ancora attivo?”. “Attivissimo, collaudato” le rispondo, stavolta con una punta
di orgoglio. E intanto lei mi sferra il colpo finale: “Voi avete un’età, si
vede, siete anziano. È inutile che vi grattate. Lo sapete bene che dovete
morire”. Riesco giusto a gridarle: “Da dove diavolo siete uscita? Chi vi
ci ha mandata qui dentro?”. La signora tira il guinzaglio e se ne va,
disinvoltamente, insieme col cane.
Sigismondo Nastri
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