sabato 5 maggio 2018

IL CINQUE MAGGIO: POVERO ALESSANDRO MANZONI!


Povero Alessandro Manzoni! Credo che una delle sue odi più conosciute - Il Cinque Maggio -, dedicata alla morte di Napoleone Bonaparte (avvenuta a Sant’Elena, isola remota dell’Oceano Atlantico, il  5 maggio 1821), sia stata forse la più martoriata dagli studenti. Quanto meno al mio tempo. Noi la recitavamo così: "Ei fu siccome immobile dato il mortal sospiro stette la spoglia immemore orba di tanto spiro così percossa attonita la terra al nunzio sta..." ecc. ecc., tipo filastrocca o scioglilingua, senza pause. Ignorando tutti i segni di interpunzione. Senza respirare. Trattenendo il fiato come fa il nuotatore sott'acqua.
Ecco invece come la trasformava qualcuno, più furbo: "Ei fu, sì come un mobile / passato a pulitura / primma c' 'a preta pòmmece / e pò c' 'a secatura...". Lo si fa ancora, nelle scuole. Me n’è stata segnalata un’altra versione, che però non appartiene alla mia generazione “Ei fu, siccome immobile, / si fece l’automobile: / dato il mortal sospiro / si fece un altro giro…” 
Qualche anno fa ci ha provato pure Silvio Berlusconi, riducendola a messaggio politico. Che, alla luce di quel che sta avvenendo in questi giorni, che lo vedono deus ex machina nel gioco di alleanze e paletti per la formazione del nuovo governo, sembra ancora attuale:   "Ei fu. Siccome ignobile, / dopo il feral sondaggio, / freme s'indigna ed esplode / in un fatal messaggio: / dichiara affranto e triste, / (ormai lo dico piano)  / la destra non esiste, / se non ci metto mano. / Per continuar l'impegno / e non essere affranto / devo cambiar contegno / oppure è solo pianto". I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Ricordo che in quarta ginnasio (anno scolastico 1948/49), ad Amalfi,  il professore di lettere, Sebastiano Corvino, sacerdote, reduce di guerra, era sordo come una campana. Non si rendeva conto dei nostri stravolgimenti di uno dei testi più famosi della letteratura italiana. Gli bastava osservare il movimento delle labbra, che doveva essere veloce, senza soste. Se ti fermavi, stringeva i polpastrelli della mano, in segno di insoddisfazione, e ti rimandava a posto. Con un brutto voto.


Nessun commento:

Posta un commento