Povero Alessandro
Manzoni! Credo che una delle sue odi più conosciute - Il
Cinque Maggio -, dedicata alla morte di Napoleone
Bonaparte (avvenuta a Sant’Elena, isola remota dell’Oceano Atlantico,
il 5 maggio 1821), sia stata
forse la più martoriata dagli studenti. Quanto meno al mio tempo. Noi la
recitavamo così: "Ei fu siccome immobile dato il mortal sospiro
stette la spoglia immemore orba di tanto spiro così percossa attonita la terra
al nunzio sta..." ecc. ecc., tipo filastrocca o scioglilingua,
senza pause. Ignorando tutti i segni di interpunzione. Senza respirare.
Trattenendo il fiato come fa il nuotatore sott'acqua.
Ecco invece
come la trasformava qualcuno, più furbo: "Ei fu, sì come un mobile
/ passato a pulitura / primma c' 'a preta pòmmece / e pò c' 'a
secatura...". Lo si fa ancora, nelle scuole. Me n’è stata segnalata
un’altra versione, che però non appartiene alla mia generazione “Ei fu,
siccome immobile, / si fece l’automobile: / dato il mortal sospiro / si fece un
altro giro…”
Qualche anno
fa ci ha provato pure Silvio Berlusconi, riducendola a messaggio politico. Che,
alla luce di quel che sta avvenendo in questi giorni, che lo vedono deus
ex machina nel gioco di alleanze e paletti per la formazione del nuovo
governo, sembra ancora attuale: "Ei
fu. Siccome ignobile, / dopo il feral sondaggio, / freme s'indigna ed esplode /
in un fatal messaggio: / dichiara affranto e triste, / (ormai lo dico piano) /
la destra non esiste, / se non ci metto mano. / Per continuar l'impegno / e non
essere affranto / devo cambiar contegno / oppure è solo pianto". I
risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Ricordo che
in quarta ginnasio (anno scolastico 1948/49), ad Amalfi, il professore di
lettere, Sebastiano Corvino, sacerdote, reduce di guerra, era sordo
come una campana. Non si rendeva conto dei nostri stravolgimenti di uno dei
testi più famosi della letteratura italiana. Gli bastava osservare il movimento
delle labbra, che doveva essere veloce, senza soste. Se ti fermavi, stringeva i
polpastrelli della mano, in segno di insoddisfazione, e ti rimandava a posto.
Con un brutto voto.
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