L'eclettico presidente degli Stati Uniti Donald Trump provoca Vladimir Putin, da poco riconfermato alla guida della Federazione russa: "I nostri missili stanno arrivando: belli, nuovi e intelligenti!".
Forze navali ed aeree vanno ad affollare l'area a ridosso dei confini di Siria e Turchia.
A Sigonella, nel catanese, i piloti dei caccia bombardieri americani sono già in stato d'allerta. Non si sa cosa succederà, c’è da sperare che la ragione prevalga. Che si evitino ulteriori carneficine in un paese devastato e ormai allo stremo.
Il governo Gentiloni non può andare oltre gli affari correnti. I partiti prendono tempo per mettersi d’accordo e dare, ammesso che si superino i veti incrociati, un esecutivo legittimato ad assumere decisioni impegnative. Di estrema gravità. Come quella – Dio non voglia! - di una partecipazione diretta al conflitto, annunciato dal capo della Casa Bianca con la stessa disinvoltura con la quale si gioca alla play station.
Mi viene da pensare, con nostalgia, a Bettino Craxi, presidente del Consiglio dei Ministri, che nella notte tra l’11 e il 12 ottobre 1985, in una situazione di crisi, conseguente all'abbordaggio della nave Achille Lauro da parte di terroristi palestinesi, entrò in rotta di collisione con Donald Reagan al punto da ordinare ai carabinieri di impedire prevaricazioni delle forze militari USA proprio nella base militare di Sigonella. Per poco non si arrivò a uno scontro armato tra la nostra Vigilanza Aeronautica Militare (VAM) e i Carabinieri, da una parte, e i militari della Delta Force (reparto speciale delle forze armate statunitensi).
L'Italia, quella notte, senza rinnegare le sue alleanze, agì da paese sovrano. Altri tempi!
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