In un libretto stampato nel 1949 dalla tipografia
Jannone di Salerno, l’ingegnere Ruggiero Francese racconta “come fu svegliata
dal sonno dei secoli la meravigliosa Grotta d’Amalfi”, poi denominata “dello
Smeraldo”. Avvenne il 4 settembre 1932. “Io – avverte l’autore – non ho
scoperto la Grotta, che era nota a centinaia di persone ancora viventi,
pescatori, professionisti, artisti…, per i quali essa rappresentava una delle
tante cavità naturali di cui è ricca la Costiera Amalfitana”. Ruggiero Francese
si attribuisce il merito di aver fatto conoscere il valore scientifico,
artistico e turistico di essa… tra l’ignoranza, l’invidia, l’ostruzionismo, e
le minacce di chi non poteva sentire, per ottusità congenita, il dovere di
contribuire a divulgarne la conoscenza”. E bisogna doverosamente dargliene
atto.
Nel libro degli ospiti dell’Albergo Luna, il 12
febbraio 1858 un turista, “per il bene dei forestieri viaggiatori amanti delle
cose belle”, aveva annotato che “da circa un mese fa’ si è scoperta una specie
di caverna Monstrum che per la di lei qualità e rara bellezza, è un vero
fenomeno da far rimanere estatico chi è anche avvezzo nel giro del mondo a
veder meraviglie, per cui senza esagerazione questo bel fenomeno, solo parto
della Natura, può gareggiare col Vesuvio per essere veramente degno da soddisfare
pienamente la curiosità dei più critici intelligenti delle cose belle e rare”.
E consigliava, a chi volesse rendersene conto di persona, “di servirsi di certo
Luigi Miloni come la guida più pratica e piena di riguardi pei forestieri”.
L'ing. Ruggiero Francese |
Ruggiero Francese descrive così la sua esperienza. Il
mattino del 29 agosto 1932 s’incontrò in Piazza Duomo coi sigg. Francesco Carrano
di Raffaele, appaltatore, Filippo Desiderio, ricevitore di dogana, e Salvatore
de Rosa, tutti di Amalfi. Il Carrano gli disse di aver visto una grotta con
delle stalagmiti che sorgevano dall’acqua, cosa che ovviamente gli sembrò
inverosimile. Si organizzò, quindi, una spedizione per osservare il fenomeno da
vicino. Vi presero parte, con il Francese, Francesco Mansi, che mise a
disposizione il suo fuoribordo, l’ingegnere Pasquale Pansa, il medico Gaetano
Scoppetta, Filippo Desiderio, il giovane Francesco Amodio (futuro sindaco di
Amalfi e deputato democristiano al Parlamento, che ebbe poi scontri vivaci con
l’ing. Francese, leader del Pci locale), Luigi Amatruda, fabbricante di carta a
mano, Antonio Casanova, avvocato, Mario Mansi, professore di matematica,
Salvatore Proto, e altri.
La Grotta dello Smeraldo, all’epoca era raggiungibile
soltanto via mare o attraverso una lunga scalinata. Nel dopoguerra - a metà
degli anni cinquanta, mi pare di ricordare - vi fu realizzato un impianto di ascensori.
Se mi si chiede un consiglio, suggerisco, senza
nemmeno pensarci, di utilizzare la via del mare che consente il pieno godimento
delle bellezze del paesaggio.
Intanto lancio qui una proposta: quella di intitolare
all’ing. Francese la banchina di accesso alla grotta. Mi sembra il modo
migliore per ricordarne l’impegno teso alla valorizzazione di questo “tempio
azzurro sul mare”, come egli amava definirla.
© Sigismondo Nastri
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