Mamma mia che programma, quest’anno, al Ravello Festival! A
scorrere il comunicato stampa, inviatomi dal collega Antonello De Nicola, mi
vengono già i brividi. Ecco, dico io, come si fa a conciliare un turismo che
trae linfa da manifestazioni di così alto livello con quello delle escursioni
mordi e fuggi, del traffico selvaggio, delle paninoteche e dei cuoppi? Possibile
che non si riesca a definire una politica di sviluppo armonico delll’intero
territorio della Costiera? Ma chiudo qui il discorso, se no mi arrabbio. Torno
quindi alla kermesse nella Città della musica.
n momento della presentazione della manifestrazione |
Il Ravello Festival – leggo nel comunicato, diramato dopo la presentazione ufficiale, avvenuta a Napoli - «festeggia il suo 65°
con un cartellone di qualità che mette insieme passato e futuro, che dà spazio,
come sempre, alla grande musica "nel rapporto tra silenzio e spazio” ma che coglie anche le nuove
sensibilità culturali del tempo contemporaneo che invocano pace, ponti e
dialogo, senso di comunità e abbattimenti di vecchi e nuovi muri».
Inaugurazione il primo luglio con un concerto tutto wagneriano
diretto dalla bacchetta di Adam Fisher, in collaborazione con uno dei più
prestigiosi Festival dedicati al maestro di Lipsia come quello di Budapest. A
salire sul Belvedere di Villa Rufolo, l’Hungarian Radio Symphony Orchestra.
Il 5 agosto sarà la volta Philarmonia Orchestra, diretta dal finlandese
Esa Pekka Salonen, uno dei più prestigiosi direttori oggi sulla scena mondiale,
tra i più innovativi anche per la capacità di convertire l’ispirazione con i
nuovi strumenti digitali.
Dal gelo della Siberia,
dove trova ispirazione con la sua MusicAeterna, arriva un altro straordinario
talento: il “ribelle della classica”, greco di nascita e russo di formazione,
Teodor Currentzis (30 agosto). Da Mosca anche il metropolita di Volokolamsk,
Ilarion Alfeev, uomo chiave del dialogo interreligioso della chiesa russa e compositore
di musica sacra, che dirigerà l’Orchestra Filarmonica Salernitana “Giuseppe
Verdi” (30 luglio), Orchestra che, affidata al direttore Oleg Caetani, si esibirà anche nel tradizionale Concerto
all’Alba (11 agosto).
Altri grandi interpreti: Kent Nagano. il maestro che passa da Mozart a Frank Zappa), e la Dso di Berlino (9 luglio) con lo straordinario violino di Arabella Steinbacher; la Rotterdams Philharmonisch Orkest con il suo nuovo direttore stabile Lahav Shani, non ancora trentenne (19 agosto); la Asian Youth Orchestra diretta da James Judd e con un solista di assoluto prestigio come Vadim Repin (25 agosto); il Chicago Children's Choir, uno dei migliori cori giovanili del mondo, diretto da Josephine Lee (12 luglio).
Da segnalare il ritorno a Ravello di Martha Argerich, la pasionaria del piano, con la Franz Liszt Chamber Orchestra diretta da Gábor Takács-Nagy (8 luglio), e di Philip Glass che salirà sul palco in un concerto per tre pianoforti (compagni di viaggio: Dennis Russell Davies, Maki Namekawa) in occasione dei suoi ottanta anni (14 luglio.
Altri grandi interpreti: Kent Nagano. il maestro che passa da Mozart a Frank Zappa), e la Dso di Berlino (9 luglio) con lo straordinario violino di Arabella Steinbacher; la Rotterdams Philharmonisch Orkest con il suo nuovo direttore stabile Lahav Shani, non ancora trentenne (19 agosto); la Asian Youth Orchestra diretta da James Judd e con un solista di assoluto prestigio come Vadim Repin (25 agosto); il Chicago Children's Choir, uno dei migliori cori giovanili del mondo, diretto da Josephine Lee (12 luglio).
Da segnalare il ritorno a Ravello di Martha Argerich, la pasionaria del piano, con la Franz Liszt Chamber Orchestra diretta da Gábor Takács-Nagy (8 luglio), e di Philip Glass che salirà sul palco in un concerto per tre pianoforti (compagni di viaggio: Dennis Russell Davies, Maki Namekawa) in occasione dei suoi ottanta anni (14 luglio.
Immagine d'archivio: concerto a Villa Rufolo |
C’è ancora spazio in questo mondo per inseguire i sogni, per
rivendicare il pane ma anche le rose come (marxianamente) si ripete nel film di
Ken Loach che dà il titolo al balletto del 29 luglio de Les Italiens de l'Opéra
de Paris: una compagnia appena nata, sotto la guida di Alessio Carbone che
porterà a Ravello un progetto in prima assoluta in coproduzione con il museo
dell’immigrazione di Parigi.
Il cartellone tersicoreo di quest’anno sceglie di attraversare i muri, contro le barriere della diversità, del razzismo, delle differenze. Muri come quelli che simbolicamente saranno abbattuti il 2 luglio a Villa Rufolo sulla musica leggendaria dei Pink Floyd dalle stelle dell’American Ballet con una coreografia di Karole Armitage impreziosita dalla partecipazione straordinaria in live painting dell’artista Francesco Clemente e della moglie, Alba Primicerio, amalfitana, mia carissima amica di un tempo lontano, che condivide per la prima volta una produzione con il marito. Anche questa una creazione prodotta per il Ravello Festival.
Al tema del transito, della fuga, dell’accoglienza è anche dedicata l’esposizione dello stesso Clemente che porta a Ravello le sue tende declinate come simbolo e “luogo artistico” di rifugio e migrazione.
Grande attesa l’11 luglio per Marie Chouinard, nome imprescindibile della danza canadese e prioritario per la danza contemporanea tutta, che porterà a Ravello una rivisitazione di uno dei suoi capolavori, Le sacre du printemps, tribale, primordiale e spirituale al tempo stesso, sulla musica di Stravinsky.
La direttrice della Biennale danza anticiperà il gigante della danza israeliana, Ohad Naharin (19 luglio), coreografo tra i più celebri e immaginifici: cresciuto in un kibbutz della Galilea a fianco del suo gemello, affetto da autismo per il quale 'inventa' un vero e proprio linguaggio del corpo, il metodo Gaga. Naharin ci consegna l’utopia concreta dell’ispirazione a stare meglio al mondo ascoltando il proprio corpo.
Per la formazione anche quest’anno si replica con il progetto “Abballamm’!” che prevede laboratori in residenza condotti da coreografi ospitati al festival, quest’anno in partnership con l’Accademia di Danza e Sareyyet Ramallah/Palestine International Award for Excellence and Creativity. Ravello farà anche il miracolo di avere sullo stesso palcoscenico israeliani e palestinesi.
Il cartellone tersicoreo di quest’anno sceglie di attraversare i muri, contro le barriere della diversità, del razzismo, delle differenze. Muri come quelli che simbolicamente saranno abbattuti il 2 luglio a Villa Rufolo sulla musica leggendaria dei Pink Floyd dalle stelle dell’American Ballet con una coreografia di Karole Armitage impreziosita dalla partecipazione straordinaria in live painting dell’artista Francesco Clemente e della moglie, Alba Primicerio, amalfitana, mia carissima amica di un tempo lontano, che condivide per la prima volta una produzione con il marito. Anche questa una creazione prodotta per il Ravello Festival.
Al tema del transito, della fuga, dell’accoglienza è anche dedicata l’esposizione dello stesso Clemente che porta a Ravello le sue tende declinate come simbolo e “luogo artistico” di rifugio e migrazione.
Grande attesa l’11 luglio per Marie Chouinard, nome imprescindibile della danza canadese e prioritario per la danza contemporanea tutta, che porterà a Ravello una rivisitazione di uno dei suoi capolavori, Le sacre du printemps, tribale, primordiale e spirituale al tempo stesso, sulla musica di Stravinsky.
La direttrice della Biennale danza anticiperà il gigante della danza israeliana, Ohad Naharin (19 luglio), coreografo tra i più celebri e immaginifici: cresciuto in un kibbutz della Galilea a fianco del suo gemello, affetto da autismo per il quale 'inventa' un vero e proprio linguaggio del corpo, il metodo Gaga. Naharin ci consegna l’utopia concreta dell’ispirazione a stare meglio al mondo ascoltando il proprio corpo.
Per la formazione anche quest’anno si replica con il progetto “Abballamm’!” che prevede laboratori in residenza condotti da coreografi ospitati al festival, quest’anno in partnership con l’Accademia di Danza e Sareyyet Ramallah/Palestine International Award for Excellence and Creativity. Ravello farà anche il miracolo di avere sullo stesso palcoscenico israeliani e palestinesi.
Infine le incursioni jazz: sul Belvedere di Villa Rufolo la già
annunciata leggenda Wayne Shorter con l’ormai consolidata formazione formata da
Danilo Perez, John Patitucci e Brian Blade (16 luglio); in cartellone le trombe
di Enrico Rava (anche la storia di quest’ultimo è una storia di emigrazione
cercata per inseguire il sogno della musica) e del polacco Tomasz Stanko, tra i
grandi padri del jazz europeo dalle assonanze impressionanti, con le loro fughe
nell’informalità (23 luglio). Poi due nomi femminili: il 5 luglio la vocalist
afroamericana Dianne Rives, considerata una delle più importanti interpreti
femminili di jazz del nostro tempo, una “cantante diversa”, la definisce il
musicologo Stefano Zenni. L’8 agosto arriverà Roberta Gambarini, “l’erede di
Ella Fitzgerald” secondo la definizione che ne ha dato il Boston Globe. Partita
da Torino, nel rinascimento del jazz italiano che sono gli anni Ottanta è oggi
un riferimento della vocalità statunitense. A Ravello si esibirà con il Salerno
Jazz Collective. un’esperienza del tutto nuova, creata appositamente per il
Festival. A capeggiarla Sandro Deidda, con il quale la Gambarini, oltre a
percorrere il consolidato repertorio di standard, affronterà anche pagine non
strettamente jazz, tra cui gli amati Piazzolla e Morricone.
Da segnalare il progetto per Ravello “Petra” e Al Amal” di Luca
Aquino con la Jordanian National Orchestra’s Ensemble (26 agosto) che servirà a
lanciare un messaggio di speranza a difesa del patrimonio culturale mondiale
(Al Amal in arabo “la speranza”) secondo la campagna Unesco #Unite4Heritage.
Per le arti visive oltre alla mostra di Francesco Clemente è previsto un soggiorno d'artista con Mostra di un altro grande artista italiano, Sandro Chia.
Per le arti visive oltre alla mostra di Francesco Clemente è previsto un soggiorno d'artista con Mostra di un altro grande artista italiano, Sandro Chia.
Infine un’incursione pop nel programma. Il 4 agosto appuntamento
speciale con un concerto unplugged di Antonello Venditti.
E’ tutto, e non mi pare poco. Complimenti vivissimi.
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