Lungi da me l'idea di difendere Luigi Di Maio (e neppure il M5S). E' vero, non ha la laurea, qualche volta è scivolato sulla grammatica. Ma non è da questi elementi che si valuta la preparazione o la capacità di una persona. Ho conosciuto nella vita fior di professionisti, con laurea, anche docenti universitari, che avevano una conoscenza abbastanza vaga del congiuntivo o dell'apostrofo. In qualche caso, dell'ortografia. Vi sono stati, in Italia, politici (della prima Repubblica) di grandissima levatura e non avevano la laurea. Abbiamo oggi al governo ministre senza laurea, magari brave.
Contestate pure Di Maio per le idee, per quello che dice, non per il titolo di studio. Sembra che George Bernard Shaw amasse ripetere: Nulla ho imparato nella scuola, così ho evitato il rischio di credermi dotto per saper pronunciare malamente qualche parola di greco e di latino. Di Maio, dall'alto del suo scranno di vice presidente della Camera dei Deputati, potrebbe rispondere come l'imperatore Sigismondo di Lussemburgo (1368-1437). Nel suo discorso al Concilio di Costanza aveva pronunciato un sostantivo neutro come se fosse stato femminile. Al cardinale che con delicatezza gli fece presente la svista replicò stizzito: "Ego sum Rex Romanus et super grammaticam" (Sono il re di Roma e sto al di sopra della grammatica).
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