Ho
in mano il volume di Gennaro Pane: Tradizioni, usi e costumi del popolo
Cetarese, Edizioni Magna Graecia. Corposo, circa 450 pagine, fresco
d’inchiostro. In copertina, il panno di
San Pietro, che si alza per la ricorrenza della festa patronale. Come mi
capita con un libro giallo (per questo evito di leggerli) comincio a sfogliarlo
partendo dalla fine. Dall’indice. La curiosità è uno dei miei tratti distintivi.
Mi basta già questo per capire che è una
summa sulla cittadina della Costiera, famosa nel mondo per la pesca dei tonni
e delle alici e per la colatura, entrata a pieno titolo tra i condimenti caratterizzanti della nostra gastronomia, anche quella di chef stellati.
Andando più a fondo, trovo che c’è proprio tutto, raccontato in modo
estremamente chiaro: dalla descrizione minuziosa del paesaggio alla
ricostruzione storica, attenta, basata su fonti certe (senza dimenticare i
fenomeni della natura che, nel corso dei secoli, hanno causato lutti e rovine);
dai gemellaggi (Sète, in Francia, e
Ceriale, in Liguria) ai luoghi della fede (compresi quelli scomparsi, forse anche
dalla memoria collettiva), ai riti, alle tradizioni religiose; dall’economia (la
pesca del tonno e delle alici, la loro lavorazione e conservazione, e
l’attività agricola, con particolare attenzione alla limonicoltura) agli
antichi mestieri; dai personaggi locali ai viaggiatori del Grand Tour che hanno
attraversato questo territorio; dalle manifestazioni ai film che l’hanno avuto
come suggestiva location; da flora e fauna (marina e terrestre) allo sport.
Dalle manifestazioni tradizionali (Sagra delle acciughe e dei limoni, A tutto
tonno, La notte delle lampare, Lemon day) alle attività ricettive e della ristorazione (che è
attestata su livelli di assoluta eccellenza), con la descrizione delle loro tipicità.
Se
avessi una qualche responsabilità amministrativa, a livello comunale,
provinciale o regionale, proporrei di distribuire questo libro (come a
volte si faceva con la Bibbia) a ogni famiglia cetarese, comprese quelle
emigrate. Per favorire la conoscenza della gran mole di materiale – informativo, illustrativo, documentario - che l’amico Gennaro è riuscito a raccogliere e mettere insieme,
attraverso un lavoro certosino – durato parecchio, immagino –, condotto in
archivi grandi e piccoli, oltre che strada per strada.
Ieri,
quando Tradizioni, usi e costumi del popolo Cetarese mi è stato consegnato,
l’ho affidato a mia moglie, che mi ha accompagnato al Corso di formazione per
giornalisti, preoccupata della mia difficoltà deambulatoria. Ero, in quel momento, troppo preso dal tema in
discussione: sicurezza alimentare, riferita in particolare all’olio
extravergine d’oliva . Ho visto subito che, già scorrendone le pagine, solo per
curiosità, mia moglie si appassionava alle immagini che vi erano stampate. Oggi
ho fatto la stessa cosa e ho scoperto aspetti dell’ambiente e della vita del
paese che, confesso, non mi erano noti.
Il
sindaco di Cetara, Fortunato Della Monica, dichiara – in un breve testo di
presentazione – che Gennaro Pane, con questo suo complesso lavoro, «ci
permette di fare un tuffo nel passato, da dove riaffioriamo pieni di quel
sapore salmastro della nostra terra, fieri di quei valori, degli ideali che i nostri padri hanno
conquistato e saputo trasmettere e che abbiamo assaporato e gustato con sublime
atto di devozione. Valori, ideali, insegnamenti di vita, esempi, che dobbiamo
gelosamente tenere stretti e alimentare perché essi rappresentano la somma di
ricordi e di nostalgia del nostro vissuto, che sempre fa emergere l’uomo
cetarese, il pescatore, libero da tutto tranne che dal mare».
Come figlio della Costiera (non importa che non sono cetarese), condivido. E
sottoscrivo.
Sigismondo
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