Oggi (sabato 1° aprile), alle ore 18,30, nel salone
degli Affreschi di Palazzo Mezzacapo a Maiori, è in programma la presentazione di
Voglia
di fragole, “manuale serissimo di
sopravvivenza al desiderio di maternità” di Miriam Bella, edito da Marlin, la casa editrice di Tommaso e Sante Avagliano che fa onore a Cava de’ Tirreni e a tutto il
meridione per la qualità – intendo, contenuti e veste grafica – dei suoi
prodotti. In un’epoca in cui sui banchi delle librerie viene offerto di tutto, senza ritegno. Lo scrittore, colui che esercita il mestiere di scrivere,
non facile, è messo in ombra dal
personaggio: dello sport, dello
spettacolo, del gossip, anche della cronaca nera, o della semplice frequentazione
di salotti televisivi.
Per un giovane, bravo, preparato, motivato, il percorso è sempre complicato. Per
la difficoltà di trovare, nel mondo dell’editoria, qualcuno disposto a credere
in te. Poi, quando meno te lo aspetti, succede. Con felice intuizione (e non è la prima volta che
capita: cito il caso di Maria Orsini Natale, che, seppure non giovane, ancora non s'era affermata), Tommaso e Sante Avagliano hanno
creduto in Miriam Bella. Della quale io, che passo parecchio tempo sui social network, avevo
già intuito – seguendone i post - eccellenti qualità di scrittrice: brillante,
concreta, efficace, capace di associare ironia e profondità di pensiero, di
ragionamento, elementi non facilmente riscontrabili nelle cose che ci passano
sotto gli occhi, abitualmente futili, banali. Magari, mi si ribatterà che
sono da buttare anche le mie cose, ma quantomeno – a ottantadue anni - ho la
giustificazione dell’età.
Questa ironia, sottile, appena accennata, sottovoce,
diventa un elemento cardine di Voglia di fragole: come quando descrive
il percorso che la donna deve affrontare per diventare madre, il rapporto con
la gente, oppure quando tira in ballo la nonna per far capire il costo di visite,
consulenze, interventi.
Io il libro l’ho preso l’altra sera, ne ho letto di
getto sessanta pagine, conto di arrivare alla parola “fine”, così bene
evidenziata, tra oggi e domani. Il
piacere di leggere sta anche nella qualità estetica del prodotto: complimenti,
perciò, per la veste grafica, per la copertina, per il titolo ammiccante. Per
la capacità, che bisogna riconoscere alla giovane autrice, di sdrammatizzare un
tema terribilmente serio e delicato, quello della mancata maternità. Dice
Miriam (al capitolo zero): «Questa storia inizia adesso e ancora non so come
finirà. Quel che so è che questa storia mi farà male, ma la scrivo perché nero
su bianco il dolore sembra meno tuo e perché, forse, qualcuna leggendola si
sentirà meno sola. Questa storia la scrivo, perché io avrei voluto leggerla».
Una nota trasmessami dall’editore spiega che Voglia
di fragole «è un vademecum che
nasce dall’esperienza personale di una giovane donna. Nelle sue pagine sono
affrontati gli ostacoli di chi cerca invano di avere un figlio, “catalogandoli
per prendersene gioco”, che si tratti di domande indiscrete, problemi di coppia
o esami invasivi. Ad alcuni capitoli dal tono umoristicamente nozionistico, si
alternano più intimi episodi di vita vissuta e sopravvissuta. Fra sale d’attesa
di Centri Specializzati e zii d’America esperti di pranoterapia, fra scienza
medica e superstizione, un manuale per uscire indenni dalla frustrante ricerca
di maternità. La storia di ogni donna che prova a far pace con se stessa e col
suo corpo, a prescindere dall’arrivo di un bambino. La storia di chi scrive,
che però è anche un po’ di tutte, perché di nessun dolore si possiede
l’esclusiva: un dolore che si guarda in faccia, come a smascherarlo, come a
indebolirlo e, soprattutto, a superarlo con serenità e convinzione.»
M’è piaciuta la prefazione, a mo’ di lettera, di Giovanna Mozzillo. Tra donne, è ovvio,
ci si intende meglio. Il discorso è più diretto. Non ho guardato ancora la
postfazione di Raffaele Ferraro, specialista in fisiopatologia della
riproduzione umana: un tecnico, cioè, nel senso più nobile, di una materia così
delicata. Così affascinante, nonostante tutte le problematiche annesse e
connesse.
Stasera, a Maiori, la presentazione è affidata a Giovanna Dell’Isola, che conosce bene
Miriam sin da quando era bambina. Brani del libro saranno letti da Tonia Filomena e Gian Maria Talamo (che ho avuto modo di apprezzare giovedì scorso alla
Libreria Imagine's Book a Salerno). Mi dispiace di non poterci andare: ci sono scale da
salire e per me, al momento, restano tabù.
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