domenica 29 gennaio 2017

UNA MEDAGLIA IN RICONOSCIMENTO DI UNA PASSIONE, IL GIORNALISMO, CHE MI ACCOMPAGNA DA OLTRE SESSANT'ANNI

Ieri mattina, grazie all'affettuosa disponibilità dell'amico e collega Gennaro Pane, che mi ha dato ospitalità nella sua auto (la sciatica ancora si fa sentire!), son potuto andare a Nocera Inferiore dove - nell'auditorium annesso alla Chiesa di San Giovanni Battista - era in programma il corso di formazione (per giornalisti) su un tema scottante: "Confini tra deontologia e responsabilità penale nell'informazione su internet"
Da sin.: Tonino Cantelmi, Salvatore Campitiello,
Sigismondo Nastri, Pasquale Cuofano, Mario Ianulardo
(foto di Ciro Paolillo)
Ho trovato particolarmente interessanti le relazioni del prof. Tonino Cantelmi, psichiatra, esperto dell'impatto digitale sulla mente umana, e dell'avv. Mario Ianulardo, penalista. Faccio cenno, qui, soltanto a un concetto che è stato ampiamente analizzato col supporto delle immagini: la responsabilità dei social, che "modificano l'assetto cognitivo, emotivo, affettivo e sociorelazionale".  Come disse Umberto Eco, c'è una legione di imbecilli, che un tempo avrebbero fatto i loro commenti al bar e oggi li postano sul web. Il caso di Tiziana Cantone, la ragazza suicidatasi dopo la diffusione di filmati che ne hanno violato l'intimità,  è una testimonianza agghiacciante di questo triste fenomeno. 
Capita, purtroppo, che gli stessi giornalisti  si pieghino alla logica dell'emotività, della spettacolarizzazione e della ultra semplificazione. 
Da meditare anche la riflessione propostaci dal vescovo di Nocera-Sarno, mons. Giuseppe Giudice, che ha tratto spunto dalla figura di san Francesco di Sales, nostro patrono, del quale s'è celebrata la festa solo qualche giorno fa. 
A conclusione dei lavori, Salvatore Campitiello, autorevole consigliere nazionale dell'Ordine dei Giornalisti e presidente dell'Assostampa Valle del Sarno, a cui si deve l'organizzazione - e che organizzazione, perfetta sotto tutti gli aspetti! - di questo importante incontro formativo,  mi ha consegnato una medaglia in riconoscimento di una passione, il giornalismo, esplosa in me a metà del secolo scorso, che mi ha accompagnato per oltre sessant'anni e non s'è ancora affievolita. 
Non è un premio, sottolineo: è un gesto di stima, di apprezzamento, di amicizia, che mi rende molto felice. Del quale sono profondamente grato:   al Consiglio nazionale dell'Ordine; ma soprattutto a Salvatore Campitiello, amico carissimo di vecchia data. E ai tantissimi colleghi presenti, in particolare a quelli dell'Assostampa Valle del Sarno, che hanno voluto tributarmi calorose manifestazioni d'affetto.
Sigismondo Nastri