Dormo poco. Mi
capita spesso, nelle ore piccole, di attendere il sonno guardando la tv. L’altra notte ero sintonizzato su Gambero Rosso. Rilassante. La voglia di
dormire m’è addirittura passata quando mi sono trovate di fronte le immagini di
Tramonti: della Tramonti che più amo, quella delle tradizioni, dell’artigianato,
dell’agricoltura, dei piccoli laboratori caseari, dell’enogastronomia che ha
raggiunto posizioni di assoluta eccellenza.
Con la conduzione di Monica Piscitelli è stato compiuto un percorso attraverso i vecchi forni, dove si cuoceva pane e biscotti di grano, la lavorazione del fior di latte, le pizzerie, che rappresentano il fiore all’occhiello della capacità imprenditoriale dei tramontani, se è vero che ve ne sono disseminate ovunque, in Italia, in Europa e nel mondo: se ne contano duemila, duemilacinquecento. A Tramonti, se si parla della pizza, inevitabilmente il discorso cade sul pomodoro Fiascone, altrimenti detto Re Umberto. Guardando le piantagioni, in un terreno sgarrupato fortunatamente recuperato all’agricoltura, che Vincenzo Sannino mostrava a Monica Piscitelli, e un bel pomodoro schiattato con le mani, corposo e polposo, m’era venuta voglia di assaggiarlo.
Come se ci fosse stata una trasmissione di pensiero, ieri Maria Rosaria Sannino, amica e collega bravissima, che tanto si sta prodigando per il rilancio dell’economia agricola di Tramonti, e per la salvaguardia dell'ambiente, mi ha fatto omaggio di due grossi barattoli di Re Umberto. Aspetto solo l’occasione per utilizzarli in una pietanza che ne esalti il gusto e le qualità organolettiche.
Con la conduzione di Monica Piscitelli è stato compiuto un percorso attraverso i vecchi forni, dove si cuoceva pane e biscotti di grano, la lavorazione del fior di latte, le pizzerie, che rappresentano il fiore all’occhiello della capacità imprenditoriale dei tramontani, se è vero che ve ne sono disseminate ovunque, in Italia, in Europa e nel mondo: se ne contano duemila, duemilacinquecento. A Tramonti, se si parla della pizza, inevitabilmente il discorso cade sul pomodoro Fiascone, altrimenti detto Re Umberto. Guardando le piantagioni, in un terreno sgarrupato fortunatamente recuperato all’agricoltura, che Vincenzo Sannino mostrava a Monica Piscitelli, e un bel pomodoro schiattato con le mani, corposo e polposo, m’era venuta voglia di assaggiarlo.
Come se ci fosse stata una trasmissione di pensiero, ieri Maria Rosaria Sannino, amica e collega bravissima, che tanto si sta prodigando per il rilancio dell’economia agricola di Tramonti, e per la salvaguardia dell'ambiente, mi ha fatto omaggio di due grossi barattoli di Re Umberto. Aspetto solo l’occasione per utilizzarli in una pietanza che ne esalti il gusto e le qualità organolettiche.
Ma che cos’è questo Fiascone
Re Umberto? La risposta la trovo nel corrispondente sito web. E’
un antico ortaggio che risale al XIX secolo: un’eccellente varietà da sugo o
conserva, dalla quale ha tratto origine - udite, udite! - il pomodoro San Marzano. Fiascone per la forma panciuta, credo; Re Umberto, mi dicono, in omaggio al sovrano quando, nel 1878, visitò Napoli per la prima volta come re d'Italia.
Per oltre un
secolo questo pomodoro è stato coltivato in Italia e venduto da tutte le
maggiori ditte sementiere.
Poi evidentemente è finito in abbandono, al punto da essere cancellato dal registro dell’ENSE, ente incaricato del controllo ufficiale delle sementi. Però a Tramonti qualcuno, molto saggiamente, quei semi li ha conservati gelosamente nel cassetto. Fino a quando non li ha affidati all’associazione Acarbio, presieduta da Vincenzo Sannino, a cui si deve il grande impegno per recuperarne la coltivazione. Affiancato in questo da Rosa Pepe, agronoma del Crea Ort di Pontecagnano.
Oggi il pomodoro Fiascone Re Umberto è commercializzato – messo in barattolo, rigorosamente di vetro, nel suo succo - in due versioni: intero e a filetti.
Poi evidentemente è finito in abbandono, al punto da essere cancellato dal registro dell’ENSE, ente incaricato del controllo ufficiale delle sementi. Però a Tramonti qualcuno, molto saggiamente, quei semi li ha conservati gelosamente nel cassetto. Fino a quando non li ha affidati all’associazione Acarbio, presieduta da Vincenzo Sannino, a cui si deve il grande impegno per recuperarne la coltivazione. Affiancato in questo da Rosa Pepe, agronoma del Crea Ort di Pontecagnano.
Oggi il pomodoro Fiascone Re Umberto è commercializzato – messo in barattolo, rigorosamente di vetro, nel suo succo - in due versioni: intero e a filetti.
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