Che bello
l’ultimo libro d’artista, “Rosso che indosso poco ortodosso”, firmato da Adriano Paolelli e Cosimo Budetta! In
elegante e spesso cartoncino bianco: due soli fogli, un filo rosso che li tiene
legati sul dorso, una doppia pagina che si dispiega come una limpida luminosa tovaglia.
Opera, per la parte letteraria e grafica, di Cosimo, che produce manualmente questi autentici gioielli, in pochissimi esemplari numerati, per sé e per gli amici, nel suo laboratorio Ogopogo; e, per quella pittorica, da Adriano, autore di un delizioso acquerello, rigorosamente in rosso, frazionato in varie gradazioni.
Opera, per la parte letteraria e grafica, di Cosimo, che produce manualmente questi autentici gioielli, in pochissimi esemplari numerati, per sé e per gli amici, nel suo laboratorio Ogopogo; e, per quella pittorica, da Adriano, autore di un delizioso acquerello, rigorosamente in rosso, frazionato in varie gradazioni.
Cosimo Budetta e Adriano Paolelli |
Il libro
d’artista non è destinato alla lettura, ma all’ammirazione visiva, al piacere
di possederlo, di toccarlo. Perché già solo “l’armonia della materia – ho letto da qualche parte - suggerisce
messaggi ricchi di contenuti e significati”. Anche senza far uso di
parole, o utilizzandone poche, quelle essenziali.
In questo, devo dire, ma non solo in questo, Cosimo Budetta è maestro: “un artista – scrive Mario Lunetta - assolutamente singolare che si muove da maestro sia nelle grandi dimensioni pittoriche e scultoree che nella ceramica e negli spazi esigui della pagina a stampa”.
Come lo è Paolelli, che ho modo di seguire da vicino. Mi capita spesso di passare a salutarlo mentre è all’opera nel suo studio-laboratorio. Lo apprezzo moltissimo perché, in piena maturità, è ancora capace – non condizionato dalle esigenze di mercato dei galleristi - di rispondere solo alla propria fantasia, al proprio estro, alla propria eclettica ispirazione.
In questo, devo dire, ma non solo in questo, Cosimo Budetta è maestro: “un artista – scrive Mario Lunetta - assolutamente singolare che si muove da maestro sia nelle grandi dimensioni pittoriche e scultoree che nella ceramica e negli spazi esigui della pagina a stampa”.
Come lo è Paolelli, che ho modo di seguire da vicino. Mi capita spesso di passare a salutarlo mentre è all’opera nel suo studio-laboratorio. Lo apprezzo moltissimo perché, in piena maturità, è ancora capace – non condizionato dalle esigenze di mercato dei galleristi - di rispondere solo alla propria fantasia, al proprio estro, alla propria eclettica ispirazione.
© Sigismondo Nastri.
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