Nell’elenco
dei terremoti, che hanno interessato il suolo italiano negli ultimi cento anni,
non ho visto citato, sui giornali e alla televisione, quello che colpì il
Sannio e l’Irpinia il 21 agosto 1962. Forse più limitato come estensione, ma
ugualmente intenso: 6,1 della scala Mercalli. Causò solo una ventina di morti, ma i
senzatetto furono almeno sedicimila.
Mi toccò, allora, accompagnando l’onorevole Francesco Amodio, sindaco di Amalfi, del quale ero segretario, di visitare alcuni comuni disastrati: ricordo Apice, Buonalbergo, Ginestra degli Schiavoni, Molinara, Pesco Sannita, San Leucio del Sannio.
Mi toccò, allora, accompagnando l’onorevole Francesco Amodio, sindaco di Amalfi, del quale ero segretario, di visitare alcuni comuni disastrati: ricordo Apice, Buonalbergo, Ginestra degli Schiavoni, Molinara, Pesco Sannita, San Leucio del Sannio.
Fu per me, che non avevo ancora conoscenza diretta di questi eventi, un’esperienza drammatica, che cercai di
sintetizzare in pochi versi:
LE CASE LACERATEHo visto
le case lacerate dal brivido
freddo
che ha sconvolto la terra
negli occhi
aveva la gente un pavido
triste
presentimento di morte.
© Sigismondo Nastri (da: Ho coltivato sogni, De
Luca-Salerno, 2013)
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