Ho seguito in
tv, saltando da una rete all'altra, le vicende della Turchia fino
a notte fonda. Quando sembrava che il golpe stesse riuscendo, certi
opinionisti, esperti di politica internazionale, commentatori - chiamiamoli
come vogliamo - si son fatti parecchi "debiti con la bocca".
Chi esclamava: è finito, Erdogan ormai è finito! Chi si
stropicciava le mani per il fatto che Recepp Tayyp Erdogan -
così dicevano -, il presidente "defenestrato", non riuscisse a
trovare asilo in Germania o in Gran Bretagna. Addirittura c'era chi ipotizzava
che il colpo di stato avesse l'appoggio degli Stati Uniti. Poi le cose hanno
preso una piega diversa e le stesse persone hanno cominciato parlare in
tutt'altro senso. Senza arrossire. E senza dare motivazione, o giustificazione,
alle valutazioni formulate fatte poco prima. All'anima della coerenza!
Anche i leader
mondiali hanno espresso le loro posizioni: da Barak Obama (Gli
Usa sono con il governo eletto) ad Angela Merkel (L'ordine
democratico va rispettato), da Jean-Claude Juncker a Federica
Mogherini (l'Ue sostiene pienamente il governo democraticamente
eletto, le istituzioni del Paese e lo Stato di diritto). Ma lo hanno fatto,
se ho capito bene, solo a... "messa vutata", quando hanno
avuto notizia che il presidente turco stava per ritornare in sella. Prudenza
diplomatica? Evidentemente, sì. S'aspetta sempe 'e vede 'a serpe primma
'e chiamma a san Paolo ci hanno insegnato i nostri antenati.
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