Sulle immagini della tragedia, che da stanotte riempiono il teleschermo, si accavallano i commenti: di analisti, politologi, strateghi. Di governanti. I soliti. Avviene sempre così.
Alla luce di quello che è successo e sta succedendo, a me - che non sono un "addetto ai lavori", ma un cittadino qualsiasi - tornano alla mente le parole di Bettino Craxi, ultimo statista (almeno questo bisogna riconoscerglielo) con una visione ampia, chiara, anticipatrice, tra i leader occidentali: "E' nostra profonda convinzione - disse - che nessun sistema di prevenzione o di repressione del terrorismo potrà assicurarci la vita libera e pacifica alla quale aspiriamo, se esso non sarà combattuto con l'azione politica e diplomatica là dove esso nasce".
S'è scelta, invece, la via militare.
Il terrorismo che ci sta aggredendo - diciamolo francamente - è anche il frutto di strategie confuse e "suicide" delle grandi potenze - determinate da forti interessi economici -, che hanno portato alla destabilizzazione in Iraq, in Libia e poi in Siria. E non soltanto lì.
Ne stiamo pagando le conseguenze.
Ora la matassa s'è fatta tanto intricata che non si capisce come se ne possa uscire.
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