‘Ncoppe
Torre. Alzi lo sguardo, da Minori, e vedi una collina lussureggiante di
limoneti che si dilata oltre la vetta, sul versante opposto, affacciato sul
paesaggio di Maiori. Una chicca per i turisti, quelli del centro e, più ancora,
del nord Europa, avidi di conoscere, che amano andar per strade e sentieri
impervi di campagna e arrivano già armati di appuntiti bastoni da trekking. Anche
oggi, che una strada rotabile che ha tolto dall’isolamento il villaggio Torre (alleviando il disagio di chi vi abita), il “sentiero dei limoni”, come
lo definisce il mio amico Michele Ruocco, “tutore” di questa realtà contadina,
appassionato difensore di quanti vi prestano la loro opera, consentendo così la
conservazione di una coltura e di un ambiente che ci sono invidiati in tutto il
mondo, è frequentatissimo. Oltretutto, il limone che ancora vi si coltiva, lo “sfusato
amalfitano”, si caratterizza per forma, profumo, sapore, ricchezza di proprietà
salutari, che lo rendono inconfondibile.
Ringrazio
Michele per il ricco materiale documentario che mi ha fornito. E mi rammarico
solo di non aver mai attraversato questo sentiero, caratterizzato da abitazioni
sparse, a stretto contatto con giardini. Giardini di limoni, di che allora? Qui
si realizzava la più grande produzione di tutta la Costiera, che impegnava
tantissime persone e dava reddito alle loro famiglie. Oggi, chi continua in
questa attività lo fa per un atto d’amore, per l’attaccamento alle proprie
radici, come lo era la Rossella di Via col vento con Tara.
il panorama di Minori visto da Torre |
Il
“sentiero dei limoni”, che si può affrontare indifferentemente da Maiori o da
Minori, ha delle ramificazioni che consentono di raggiungere anche il campanile
dell’Annunziata, risalente all’XI sec. (del quale si auspica il restauro attraverso
le mail all’indirizzo bellezza@governo.it),
l’ex convento di san Nicola, o di proseguire per Ravello (attraverso un altro
sentiero, pure esso molto bello dal punto di vista panoramico). Per chi è
pigro, come me, e non vuole perdersi la vista di questo piccolo paradiso, che è
Torre, c’è sempre la possibilità d’imbarcarsi su una navetta da Minori, a
orario prefissato.
Una sosta la merita anche la chiesa di San Michele Arcangelo si trova al
centro del villaggio. Essa è sede della terza parrocchia minorese,
dopo quella di santa Trofimena in centro e Villamena. La data di fondazione è incerta, ma è
certamente più antica del 1270, quando si incontra la prima testimonianza
documentaria su di essa. Semplice è la struttura dell'edificio, con ingresso
unico, facciata piana e piccola torre campanaria. Ai lati dell'altare vi sono
due tele raffiguranti la "Madonna Immacolata" e la "Visione di
S. Pietro d'Alcantara".
Ma non ci sono
soltanto i limoneti, lungo il percorso. Dopo aver attraversato il tratto
denominato “areto ‘e mure” – mi dice Michele – , alla fine di una lunga
salita ci imbattiamo in alcune case, proseguiamo e troviamo sotto le piante una
panchina (ce ne sono anche altre) che all’ombra dei pini invita alla sosta
contornata da aloe, agave, rosmarino. Mi percorrono pochi metri e una nuova
scalinata conduce all’interno ovest della vallata. Si cammina in un tripudio di
rosmarino, ginestre e carrubi. Addirittura, se la risacca (il mare giù, a
portata di sguardo), lo sciabordio delle onde si sposa col cinguettio degli
uccelli. Che spettacolo! Quanto rimpianto, per non aver ancora vissuto questa
esperienza (spero di farla, prima o poi, con la guida accorta dell’amico
Michele). Io che spesso, la mattina, quando sto a Maiori, “sul balcone di casa respirando / denso profumo di limoni in fiore / soffio a
far bolle che mi ruba il vento / poi sciolgo il filo e mando l’aquilone / a
inseguire le rondini nel cielo”.
Sigismondo Nastri
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