Mercoledì 6 aprile, nella Sala Pier
Paolo Pasolini di Salerno (ex cinema Diana), con inizio
alle ore 18.30, sarà presentato il volume che raccoglie l’intera opera
poetica di Marco Amendolara: "La passione prima del gelo – Poesie
1985-2008” (Edizioni La Vita Felice di Milano, con un saggio critico di
Alessandro Ghignoli). Poeta di forte sensibilità, critico letterario e d'arte, traduttore di poesia latina, collaboratore di periodici e quotidiani, l'autore - nato il 17 ottobre 1968 a Salerno, dove s'è consumata la sua esistenza il 16 luglio 2008 - ha lasciato una forte traccia - con la presenza e le opere - nello scenario culturale della città.
L'incontro di mercoledì nasce dalla sinergia dell’Associazione, a lui intitolata, con il Comune di Salerno e vedrà i saluti
istituzionali di Ermanno Guerra, assessore per la Cultura e l'Università,
in rappresentanza dell’Amministrazione comunale, e di Olga Chieffi, vicepresidente
del sodalizio. Seguiranno gli interventi critici
di Alfonso Amendola, Gemma Criscuoli e Stefano Pignataro, coordinati
da Andrea Manzi, con un reading poetico affidato all’interpretazione di
Antonella Valitutti.
Il volume, edito a cura della stessa associazione - nata nel febbraio del 2013 -, presieduta da Alfredo Nicastri, dalla comune e spontanea esigenza di un
gruppo di persone, a lui legate da vincoli di affetto e di stima, di dare
seguito al profondo dialogo intellettuale ed umano che egli stesso aveva avviato, continua, così, l’opera di divulgazione
dell’opera di Marco, che ha già visto nel 2014 la pubblicazione de “Il corpo e
l’orto – poesie 2005-2008” sempre per le edizioni milanesi La Vita felice. "Un percorso - viene fatto rilevare -, in cui si può riconoscere il Marco
fine traduttore, la grande influenza del passato sul verso, le passioni per il
giallo, il fumetto, il cinema, certo decadentismo, e ancora, il sacro senso
dell’amicizia, l’interesse per le arti, tutte, la simbiosi con la natura nella
sua assolutezza, la condizione dell’inappartenente
e dell’inadatto, quell’amore che coinvolge e sconvolge, che mangia l’esistenza,
che strugge l’uomo e il tempo, sino alla liberazione dal corpo,
attuazione massima dell’esercizio filosofico, riaccendendo, così, il romanzo,
un nuovo romanzo, rifiutando di tenersi aggrappato alla corda, ai linguaggi, al
vedere e al non voler vedere, all’accecarsi, all’assordarsi, al cadere e
ricadere sempre nello stesso posto, riconquistando l’agognato mistero del
primordiale".
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