Sabato
16 aprile, alle ore 17:00, nella Pinacoteca Provinciale di Salerno, in via
Mercanti, sarà inaugurata la mostra “Paolo Signorino. Luoghi, figure e oggetti
del racconto”, voluta tenacemente dalla sorella dell'artista, Anna, e realizzata con il patrocinio della Provincia di Salerno e dei
Comuni di Salerno, Ravello e Battipaglia.
A promuoverla, a un anno di distanza
dalla scomparsa di Paolo, un comitato del quale fanno parte: Giuseppe
Canfora, presidente della Provincia; Paolo Vuillemieur, sindaco di Ravello; Ermanno Guerra, assessore alla cultura del Comune
di Salerno; Silvio Petrone, presidente della
Cassa Rurale ed Artigiana BCC di Battipaglia e Montecorvino Rovella; personalità della politica e della cultura – ma
soprattutto amici ed estimatori – quali Alfonso Andria, Roberto Barzanti,
Giuseppe Blasi, Aldo Falivena e Isaia
Sales.
In
esposizione, quaranta opere, tra dipinti e disegni, che – ponendo attenzione alle cose, ai luoghi,
alle figure che caratterizzarono l’attenzione e l’interesse del pittore, su s’è
incentrato il progetto della mostra, curato da Massimo Bignardi – assumono il valore e il significato di una
narrazione autobiografica. «Quello che mi
colpiva delle opere, realizzate da Paolo tra il 1971 e il 1974 – rileva
Bignardi nel catalogo –, era la capacità con la quale l’artista
interpretava i luoghi nei quali osservava gli oggetti poi acquistati e
collezionati con una passione maniacale. Intuivo che la bottega dell’antiquario
era il teatro della sua pittura: dapprima affollato luogo ove andava in scena la
“baldanza” delle forme nei registri della memoria, anche con il loro reciproco
contaminarsi, per la qualcosa una cornice s’infilava al braccio di una brocca o
una lampada provava a duplicarsi nello specchio di un’anta, appena aperta, di
un mobile vintage. Mi incuriosiva inoltre l’esemplificazione della composizione
affidata a pochi oggetti, un vaso in vetro color arancio decorato sull’orlo da
un giglio, il cui gambo blu si avvolgeva a spirale risaltando sul giallo
paglino del fondo.
I colori accesi, ereditati
dalla pittura fauve, campivano le sagome piatte con le quali Paolo organizzava
la successione dei piani, togliendo man mano ogni effetto plastico alla forma,
riducendo le ombre a sagome, così come lo erano gli oggetti. Esasperava il
contrasto nel massimo della luminosità, riflettendo di fatti sul processo della
fotografia. Un amore per l’oggetto tradotto nella trama di una fotografia
d’epoca, veniva assunto in questo caso per il suo deciso valore simbolico;
beninteso un valore saldamente ancorato ad una narrazione il più delle volte
familiare. È una pratica recuperata per gli oggetti ricordi del suo viaggio
americano, che Paolo ha considerato nelle ultime tele, alle quali stava
lavorando per realizzare una mostra dedicata all’America, ai suoi simboli. L’oggetto,
però, torna ad esibire, come vorrebbe il realismo, la sua dimensione plastica:
il chiaroscuro tondeggia il corpo della big-girl («You Are Beautiul» come
recita la canzone), con l’ostentata bandiera a stelle e strisce, i ninnoli
metropolitani e le scatole che presiedono sul piano secondo uno schema
prospettico. Paolo non ha riproposto la cedola da tempo scaduta di una
iconografia di memoria pop, quanto la meraviglia di un incontro; ha trascritto
cioè la figurazione immaginativa di un tempo vissuto che diviene ora esperienza
concretamente vissuta nella dimensione della coscienza che è propria della
pittura.»
Il catalogo, pubblicato da
Gutenberg Edizioni, oltre alle presentazioni di Giuseppe Canfora, Silvio
Petrone e Paolo Vuillemieur ed ai saggi
storico-critici di Massimo Bignardi, Ada Patrizia Fiorillo e Pasquale Ruocco,
propone le testimonianze di amici che per decenni hanno condiviso con l’artista numerosi
momenti di dibattito e di promozione della sua opera: tra questi, Mario
Carotenuto, Alfonso Andria, Roberto Barzanti, Giuseppe Blasi, Barbara Cussino,
Erminia Pellecchia, Isaia Sales.
Da sottolineare che la mostra è stata resa possibile grazie al
sostegno della Cassa Rurale
ed Artigiana BCC di Battipaglia e Montecorvino Rovella e di Sal DE RISO Costa d’Amalfi.
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