Apprendo dal
telegiornale che la Corte di Cassazione, assolvendo definitivamente Raffaele
Sollecito e Amanda Knox, accusati dell'uccisione di Meredith Kercher, ha
sottolineato che manca un "insieme probatorio" contrassegnato
"da evidenza oltre il ragionevole dubbio".
Ricordo in
sintesi quella dolorosa vicenda. La sera del 1° novembre 2007, a Perugia, la Meredith, studentessa inglese, che era in Italia per motivi di studio, fu trovata morta, con la gola tagliata, nella
propria camera da letto, all'interno della casa che condivideva con altri
studenti. Per quel delitto risulta condannato in via definitiva con rito
abbreviato il cittadino ivoriano Rudy Guede.
Nel 2009, al
processo, in primo grado, celebrato presso la Corte di Assise di Perugia,
furono condannati, come concorrenti nell'omicidio, anche la statunitense Amanda
Knox e l'italiano Raffaele Sollecito, assolti poi dalla Corte di Appello nel
2011, e scarcerati, per non avere commesso il fatto.
Senonché la
Corte di Cassazione, il 26 marzo 2013, annullò la sentenza assolutoria,
rinviando gli atti alla Corte d'Assise d'Appello di Firenze per un nuovo
processo. Questa, il 30 gennaio 2014, confermò la colpevolezza degli imputati
condannando Amanda Knox a 28 anni e 6 mesi di reclusione e Raffaele Sollecito a
25 anni di reclusione.
Il 27 marzo
2015 la quinta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, ha posto fine
al caso assolvendo definitivamente, come dicevo, i due imputati per non aver commesso il
fatto.
Fossi uno dei
frequentatori di quei salotti televisivi, che hanno condotto indagini
parallele, e "sparato" - prima ancora che lo facessero i collegi giudicanti - sentenze di
condanna e severe censure sulle persone, mi metterei davanti a uno specchio e
mi sputerei in faccia.
Resta il
rammarico che, a causa di "clamorose défaillances o 'amnesie' investigative
e di colpevoli omissioni di attività di indagine", non si sia riusciti ad
accertare veramente come sono andate le cose.
Ma questo è un
altro discorso.
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