Due giorni intensi di festeggiamenti per il mio
ottantesimo genetliaco, come mai avrei potuto sognarli: la giornata di venerdì, com’era
doveroso, l'ho passata con i miei familiari. Rinunciando all’invito, che mi era stato
rivolto, di andare a leggere le mie “priére… napulitane” all’università. Spero
che lo si possa fare in altra data.
La serata di sabato l’ho trascorsa – con
mia moglie – insieme a una folta schiera di ex alunni: che ho sempre considerato – e ancora considero! – la mia seconda famiglia, alla quale ho cercato di dare, per
trentacinque anni, il meglio di me stesso. E se oggi ancora sono circondato dal loro affetto, forse sono riuscito nell’intento. La presenza di colleghi che mi
restano cari – Maria Candida Trotta, Adriana Farina, Anna Cavaliere Colangelo, Salvatore Sorrentino, Antonio Donadio, Carmine Pagano, Anna Maria Imperato De Vivo, con i quali ho condiviso lunghi tratti del
percorso lavorativo – ha rappresentato per me un ulteriore motivo di
soddisfazione. Li ringrazio vivamente.
Questa festa s’è svolta nell’atmosfera particolare
della Valle dei Mulini di Amalfi, che mi ha restituito la nostalgia del tempo
dell’infanzia, dell’adolescenza e della giovinezza, vissuto proprio lì, e dell’impegno
di docente, dato che in quella zona era ubicata la “nostra” scuola, l’Istituto
professionale per il commercio: un’atmosfera arricchita dalla cordialità coinvolgente
di Rocco Bellogrado, patròn della taverna “Miseria e Nobiltà”, e dalla verve straripante
di una moltitudine di ex allievi e allieve. Con questi ingredienti la serata è
divenuta fantastica, unica, magica, irripetibile.
Stanotte ci pensavo, mentre le immagini mi
tornavano davanti agli occhi nel dormiveglia e non sapevo dire se s'era trattato di un
sogno o di meravigliosa realtà.
Ieri sera ero fermo, con mia moglie, all'imbocco di
via Nuova Chiunzi a Maiori, in attesa di recarmi per il rendez-vous, organizzato alla
perfezione da Eva Torre (con la condivisione di tutti: non posso elencare qui i loro nomi, me ne sfuggirebbe certamente qualcuno), indiscutibile
leader del gruppo. Ingenuo o sprovveduto, credevo che si trattasse
dell'abituale appuntamento conviviale, che riesce a raccogliere non più di
20/25 persone, che si ripete una o due volte all'anno. Avevo con me una torta
al limone preparata dalla Pasticceria Trieste di Maiori, quella che porto ogni
volta che ci si riunisce, fragrante e deliziosa al palato, e una magnum di Asti Martini.
Quando sono
arrivato a Valle dei Mulini e ho visto una marea di persone ad attendermi, e
intanto a far bolle di sapone come a me piace, sono rimasto frastornato e c'è
voluto un bel po' per farmi riprendere. Mi son reso subito conto che la torta e lo
spumante non potevano bastare.
Poi, quasi per scacciare dalla mente questa
preoccupazione, ho cominciato a recitare il ruolo del "vecchio signore" calandomi sul capo la bombetta
acquistata a Londra sessant’anni fa, e tirata ora dall’armadio, impugnando il bastone (per darmi un tono più chic) e mettendomi al collo il
solito collaudato ciondolo di cornetti e altri amuleti: mi son messo
a cantare (si fa per dire..., col karaoke), a ballare (peggio!), a parlare,
dialogare, raccontare. Anche a gustare le ottime pietanze preparate da Rocco
Bellogrado e dai suoi collaboratori.
All’improvviso, il miracolo! Sulla scena è comparsa un’altra
torta, monumentale. Appena l’ho vista, mi stava venendo un colpo. Riproduceva
alla perfezione la prima pagina di un quotidiano: quel Giornale di Napoli, col
quale io collaboravo. Un giornale che m'è rimasto nel cuore. E si raccontava –
su quella torta - la mia storia, accompagnata da due foto emblematiche dell'attività
di cronista (un'intervista a Andreotti) e di "pseudo" poeta
(l'incontro con Quasimodo, complice Peppino Liuccio). Una torta meravigliosa
che avrebbe meritato di essere esposta in un museo.
Ma era così buona e s’è esaurita in un baleno! Un capolavoro, firmato da Salvatore De Riso, un
maestro dell’arte pasticcera che onora la Costa d’Amalfi e l’Italia.
Ho vissuto così, fino a notte inoltrata, un’esperienza
indimenticabile, oltretutto perché inaspettata, inimmaginabile.
Grazie, ragazze e ragazzi (lo siete sempre per me,
anche se c’è qualcuno tra voi che sta per diventare nonno), dal profondo del
mio cuore. Sono certo che continuerete a volermi bene.
Sigismondo Nastri
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