Ieri il Corriere del Mezzogiorno ha pubblicato in prima
pagina, con grande rilievo, un’immagine scioccante: un maxi manifesto
pubblicitario, sei metri per nove, collocato a Napoli in posti strategici, nell’imminenza
della visita del Pontefice, che mostra
una figura femminile, a dir poco attraente, con indosso soltanto un velo da
suora, aperto sul davanti, con le mani giunte e una sorta di corona –
che simula quella del Rosario, ma per fortuna non lo è: sembra il cordone di
una tenda – pendente tra due seni abbondanti. Invitanti. E meno male che i polsi le coprono i capezzoli.
“Ammiccante e provocatoria” definisce questa
immagine l’autrice dell'articolo, Anna Paola Merone. Ma anche “uno schiaffo alla
città che si sta preparando a ricevere il Papa”.
Faccio una premessa. A ottant’anni, ormai, sento di essere
ancora sensibile al fascino di una bella donna. Sia che la veda in tv o la
guardi su un giornale o su un cartellone stradale. Sotto questo aspetto,
perciò, il manifesto non mi scandalizza. Tuttavia mi fa riflettere.
La libertà di espressione, di satira, di far pubblicità – lo dico subito,
a scanso di equivoci - è fuori discussione. La ritengo una conquista della
società contemporanea. Gli interrogativi
che mi pongo – nella speranza che qualcuno mi aiuti a darmi risposta – sono questi:
- Può essa, la libertà, diventare
ingiuriosa, 'offendere' i valori spirituali nei quali credono milioni di persone?
- E quella croce - simbolo di fede,
memoria del sacrificio di Cristo per la redenzione del mondo –, posta tra i seni scoperti della pseudo suora, rappresenta o no un’offesa a
questi valori?
In sintesi: la libertà d’espressione può trasformarsi in
blasfemia?
Il problema, ovviamente, non riguarda soltanto i cattolici, ma i credenti di tutte le fedi religiose.
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