lunedì 23 marzo 2015

A PROPOSITO DI "CASA DI BAMBOLA" DI HENRIK IBSEN: IL RICORDO DI UNA MANCATA CELEBRAZIONE AD AMALFI (NEL 1956) E I MIEI APPUNTI PER DARE UN SEGUITO ALL'OPERA TEATRALE DELL'AUTORE SCANDINAVO

Ho sempre pensato che "Casa di bambola", il dramma di Henrik Ibsen scritto durante un lungo soggiorno ad Amalfi nell'estate del 1879 (ved. - a lato - la lettera inviata alla Signora Barbaro, proprietaria dell'Hotel Luna), dovesse avere un seguito. Non certamente quello prospettato da Cesare Giulio Viola nella sua commedia "Nora seconda" che, quando ebbi modo di leggerla, mi lasciò profondamente deluso.
Ho ritrovato alcuni miei appunti per una continuazione di "Casa di bambola". Risalgono addirittura al 1956, quando cercai - senza fortuna - di organizzare ad Amalfi le celebrazioni del cinquantesimo anniversario della morte del grande drammaturgo scandinavo. Ci dovrebbe essere traccia della iniziativa nell'archivio municipale. Ebbi allora l'adesione dell'amministrazione comunale (sindaco, Francesco Amodio), della Provincia, dell'Ente provinciale per il turismo (presidente, Girolamo Bottiglieri), del Ministero della Pubblica Istruzione (la on. Maria Jervolino, sottosegretario di Stato, me ne diede notizia in un incontro avvenuto all'hotel Santa Caterina), dell'ambasciata (ambasciatore, Ralf Andersen) e del governo norvegese. Anche la stampa mi fu molto vicina (segnalo qui Ugo Fruscione, Il Mattino; Antonio Piumelli, rivista Orizzonti; Roberto Minervini, Corriere di Napoli). Si era già pronti per l'allestimento dello spettacolo, con la regia di Luciano Lucignano,  le scene di Gianni Polidori e un cast di grande livello (Arnoldo Foà e Valentina Fortunato nei ruoli principali). Poi tutto andò a monte perché alle promesse non seguirono i finanziamenti necessari.

Avrei voluto dare un seguito a "Casa di bambola", nel senso ipotizzato qui di seguito. Non l'ho fatto in cinquantanove anni, non è escluso che riesca a farlo ora. Se mi ci metto con impegno...

Personaggi: Nora, Helmer, Cristina Linde, Krogstad, i figli di Helmer.
Nora ha lasciato la famiglia. Per la realizzazione del miracolo, cui si fa cenno nell'ultimo atto del dramma ibseniano, è necessario che lei e Torvaldo subiscano una profonda evoluzione psichica. Soprattutto Helmer. Ibsen ha posto il problema della posizione della donna nella società, ma non lo ha risolto. Di proposito. 
E' un problema, sotto certi aspetti, ancora attuale (si discute di quote rosa, di parità nel lavoro e nei ruoli istituzionali; e intanto violenze e femminicidi occupano ampio spazio nelle cronache quotidiane).
Al dramma dovrà succedere il sereno, la riconciliazione. Oppure si dovrà definire le situazioni che si determineranno dopo la separazione. Quali saranno le reazioni di Nora e di Helmer? Quali sorprese serberà la realtà alla bambola, all'uccellino caro di Torvaldo? Ed egli, solo con i figli, come si comporterà? E questi, giunti a età di ragione, come reagiranno, che penseranno dei genitori?
Ecco gli interrogativi che mi sarebbe piaciuto risolvere. Che mi piacerebbe risolvere. Nel rispetto più assoluto della memoria e della personalità del grande drammaturgo scandinavo.
Nora, abbandonate le pareti domestiche, cercherà da vivere lontano dalla città. Ma non tornerà alla casa paterna, nel timore di trovare un ambiente simile a quello che non è riuscita a sopportare.
Numerose insidie dovrà comunque affrontare e superare.
Helmer ormai è interamente assorbito dal suo lavoro nella banca, ove si trova pure Cristina Linde, che ha riabilitato alla società Krogstad, il quale a sua volta ha ripreso la professione libera. All'inizio con difficoltà, poi lentamente il suo passato poco pulito sarà dimenticato.
Helmer vive solo. Sue uniche amicizie rimarranno Cristina e Krogstad. Spesso si recherà nella loro casa. I figli -  i veri martiri della situazione, perché dovranno rinunciare agli affetti della famiglia - saranno mandati in collegio. Ne usciranno con profonde trasformazioni.
Poi avviene il miracolo.
Torvaldo e Nora si rimetteranno insieme, seppure con diffidenza. Le prove della vita avranno lasciato evidenti segni in entrambi. Comprenderanno, in seguito, di essere cambiati e l'unità familiare sarà ricostituita.
Una festa. Invitano Cristina e Krogstad.
"Nora, non balli la tarantella?".
© Sigismondo Nastri

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