S'è aperta, su Facebook, una discussione sulla gestione del doppio funerale di Pino Daniele, - cantautore e chitarrista di successo, interprete di una napoletanità autentica, non routinaria -, che ha visto una grandissima partecipazione popolare: prima nella capitale, al Divino Amore, poi nel capoluogo campano, in piazza del Plebiscito.
Personalmente, condivido
le considerazioni fatte su Repubblica.it da Michele Serra.
Ritengo - da sempre - che la morte rappresenti il
momento più "serio" della vita di una persona. Che sia un personaggio famoso o
un individuo sconosciuto poco importa. Invece spesso, in questa società dell'immagine, dell'apparire più che dell'essere, complici i media, si trasforma in
"spettacolo" di massa, chiassoso, addirittura con urla, cori da stadio, battimani. Insomma, in isterismo collettivo. E, si badi,
non mi riferisco espressamente alla "fine" di Pino Daniele - dolorosa, come quella di ogni umana creatura: in questo caso ancora di più, trattandosi di un artista amato - che sta riempendo le
cronache dall'altro ieri.
Confesso che mi sono sentito a disagio
quando, a volte, m'è stato chiesto di ricordare in chiesa, con poche parole, qualche amico defunto al
termine del suo funerale. L'ho fatto, per "ubbidienza", pur convinto di infrangere la sacralità del rito.
Ecco perché ho scelto, quando verrà il mio turno, di uscire di scena in punta di piedi, senza manifesti, senza fiori, senza pubblicità. Senza corteo esequiale. Solo la Messa, ma per pochi intimi. E rapida riduzione in cenere. "Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris" (Genesi, 3,19) ci ricordava una volta il sacerdote, nel primo giorno della Quaresima, segnandoci la fronte con la cenere: "Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai". Il mistero della morte m'incuriosisce e mi affascina: spero che il Signore mi conservi la lucidità nell'attimo in cui sarò chiamato ad attraversare la porta che conduce all'aldilà.
Ecco perché ho scelto, quando verrà il mio turno, di uscire di scena in punta di piedi, senza manifesti, senza fiori, senza pubblicità. Senza corteo esequiale. Solo la Messa, ma per pochi intimi. E rapida riduzione in cenere. "Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris" (Genesi, 3,19) ci ricordava una volta il sacerdote, nel primo giorno della Quaresima, segnandoci la fronte con la cenere: "Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai". Il mistero della morte m'incuriosisce e mi affascina: spero che il Signore mi conservi la lucidità nell'attimo in cui sarò chiamato ad attraversare la porta che conduce all'aldilà.
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