Giovedì 18 dicembre, alle ore 21, il Teatro delle Arti
di Salerno ospiterà il concerto celebrativo di Duke Ellington, frutto della collaborazione tra
l’Associazione L’Altraarte e l’Ente Provinciale per il Turismo di Salerno.
Duke Ellington con la sua formazione del 1937 |
Il 2014 è l’anno del quarantennale della morte del grande
compositore, pianista, band-leader, musicista che in sessant’anni di attività
ha prodotto circa 1200 composizioni, consistenti in centocinquanta ore di
musica personalissima, riconoscibile alle prime battute, spesso toccata dal
soffio della poesia, aristocratica e popolare, colta e disimpegnata, lirica ed
effervescente, impossibile da definire in tutte le sue sfaccettature,
certamente la più fulgida testimonianza dell’arte nero-americana del nostro
Millennio. L’Associazione L’Altraarte, diretta dal trombettista Rino
Barbarulo, supportata dall’Ente Provinciale del Turismo di Salerno,
nella persona del commissario Angela Pace, con il patrocinio
dell’assessorato Regionale al Turismo e ai Beni Culturali della Regione
Campania, che ha accordato il
patrocinio all’iniziativa, condividendo la scelta operata dall’E.P.T. di
Salerno che pienamente si inquadra negli obiettivi programmatici della Regione,
unitamente all’Azienda provinciale del Turismo di Salerno, e con la
collaborazione delle testate Jazzitalia e Jazzconvention, e degli
sponsor tecnici Alberto Napolitano Pianoforti e Raffaele
Inghilterra, ha inteso onorare il genio statunitense evocando il sound
della sua inimitabile orchestra, proponendo un percorso musicale tracciato dal
critico musicale Olga Chieffi e affidato alla Big Band Swingtime
composta dai canonici 15 elementi diretti dal M° Antonio Florio, tutti
appartenenti al grande e preziosissimo vivaio campano.
Da sin.: M° Antonio Florio, Angela Pace, Rino Barbarulo |
Il concerto monografico su Edward Kennedy Ellington, fissato, come si è detto, per giovedì sera, «nasce - leggo nel comunicato stampa -, oltre che per
celebrare una quantità di musica più abbondante di quella prodotta da Verdi o
da Wagner, per sfatare ogni perplessità manifestata in campo critico di fronte
a questa sterminata produzione. In un programma di circa 90 minuti,
saranno eseguiti ed illustrati temi straordinari, a cominciare dalla sigla
dell’orchestra ellingtoniana Take the “A” Train, firmata da Billy
Strayorn, per passare attraverso i segreti del celebrato “effetto Ellington”,
offerto dai solisti, i quali si ispireranno filologicamente al fraseggio del
clarinetto di Barney Bigard, con l’imboccatura a New Orleans e la campana
rivolta verso ogni novità, al sax baritono di Harry Carney, al quale si
ancorava l’intera orchestra, indimenticabile in Sophisticated Lady, Ray Nance,
Cootie Williams e Cat Anderson, i re delle trombe sia aperte che sordinate, a
Juan Tizol, il trombone portoricano, dallo stesso spirito esotico di un
pacchetto di sigarette Camel, dalla cui penna sono uscite Conghe e “Carovane” e
ancora all’intera sezione dei sax, guidata dal tenore di Paul Gonsalves e da
Johnny Hodges del quale verranno evocati, dallo stesso Antonio Florio i suoi
glissando da vertigine, il suo indescrivibile “scooped pitch” in Prelude to
a kiss.
“Music is my Mistress” scriveva Duke e questo suo portrait
schizzerà anche la Donna ellingtoniana, domina, bride, scrubwoman, girl child,
gorgeous, paragonata alle immagini più varie, dal fiore al vulcano, dal
nevischio alla matematica, ispiratrice di buona parte del suo song-book: Black
Beauty, Night Creature e sopra tutte, Sophisticated Lady, una creatura
che non possiamo permetterci di tornire e sfiorare, poiché perfetta e giovane
come settantanove anni fa. Un viaggio, questo, che passerà dal cortile di
Harlem in cui nacque il Duca, con Black and Tan Fantasy ed Echoes of
Harlem, ai grandi affreschi orchestrali, quali Satin Doll, In a
Sentimental Mood, Across the Tracks blues, Mood Indigo, C jam Blues, a cui
verrà aggiunto l’Ellington dei Festival con Launching Pad, delle suite
orchestrali con Oclupaca e il senso della scrittura classica per big
band, racchiuso In a Mellow tone, eseguiti nel rispetto assoluto degli
impasti armonici, delle armonie originali, metafora del melting-pot americano
che è a sua volta metafora della nostra umanità.»
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