"Più usi Facebook, più
diventi triste": lo ha scritto Sara Gandolfi sul n. 24 di Sette
(supplemento del Corriere della sera) del 13 giugno scorso, riportando i
risultati di una ricerca condotta da Ethan Kross della University of Michigan.
Personalmente non sono d'accordo con questa affermazione. Per me Facebook
rapppresenta un "momento" (si fa per dire...) di relax e anche un
modo semplice, il più immediato, di relazionarmi con gli altri: amici reali -
quelli frequentati anche a computer spento - e amici virtuali.
Condivido, invece, i consigli che
vengono dati agli utenti:
- Leggere "dietro" il post, in modo da
valutarne qualità e eventuali scopi reconditi;
- Evitare gli abusi;
- Esaltare, non
spegnere la propria creatività;
- Essere "unici", nel senso che
ciascuno deve trovare il "suo" modo di utilizzare tecnologia e social
network;
- Non farsi sovrastare dal network, evitando quella che viene chiamata
ansia da connessione;
- Predisporre un diario contro l'eccesso, dove annotare
quando, quanto e come viene usato il social network e come ci si sente dopo
averlo usato;
- Mantenere il controllo, cioè gestire la tecnologia, non farsi
gestire dalla tecnologia.
Sette regole da meditare, certamente, ma soprattutto da
applicare.
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