Giovedì 2
ottobre alle ore 17.00, a Ferrara (palazzo Turchi di Bagno), sarà inaugurata la mostra Italo Bressan Marco Pellizzola. Viaggio nell’ombra, nei
margini della pittura, promossa dal
Dipartimento di Studi umanistici dell’Ateneo ferrarese e curata da Ada
Patrizia Fiorillo (cattedra di Storia dell’arte contemporanea, Ferrara) con
il coordinamento di Ursula Thun Hohenstein (presidente SMA). Inserita
nel programma degli eventi predisposto dall’Università di Ferrara per il Festival
di Internazionale, essa si avvale inoltre del sostegno del Museo
ARCOS di Benevento, del Museo-Fondo Regionale d’Arte Contemporanea di
Baronissi in collaborazione con il Dipartimento di Scienze storiche e dei beni
culturali dell’Università di Siena, la Galerie KOMA di Mons, la Galleria Goethe
di Bolzano.
Con le esperienze di Bressan e Pellizzola – due artisti
italiani entrambi docenti presso l’Accademia di Belle Arti di Brera e dagli
anni ottanta sulla scena espositiva nazionale ed internazionale –, l'esposizione, che raccoglie dipinti e installazioni nonché una scelta di
disegni e di acquerelli, suggerisce
una riflessione sulla pratica della pittura oggi, riscoprendo il valore che
l’ombra assume quale prima traccia immaginativa di un percorso che spinge lo
sguardo ad indagare nelle prospettive della realtà, catturando di essa la parte
nascosta, quella fragile presenza sulla quale imbastire il dialogo di una
ricercata identità. L’ombra
è anche artificio della percezione, che trasforma l’oggetto nella sua metafora,
come attestano le sperimentazioni delle avanguardie: le esperienze di Man Ray,
di Schad o di Brancusi testimoniano, suggerisce Ada Patrizia Fiorillo, «di uno sguardo duplice che si muove tra
superficie e spazio, tra pittura e scultura, rivelando in quei profili di luce
e di forma, un’immagine nuova, qualcosa di meravigliante e di avvolgente,
simile alla realtà o essa stessa realtà».
Ricostruendo il profilo storico-critico dei due
artisti è Annamaria Restieri a
rilevare che Italo Bressan mette in pratica una pittura, «in cui l’ombra non agisce solo per oscurare
ma per intensificare la profondità dei piani, trasformare ogni apparenza e
generare nuove visioni, in un reciproco e lento cercarsi, accostarsi con la
luce e il colore. Mentre si impone lo stretto connubio fra ombra e anima,
l’artista attende che dal buio flussi d’ombra si combinino alla luce originando
accesi cromatismi che, al di là della tela, aspettavano già di essere evocati
in superficie.» Mentre
per l’esercizio pittorico di Marco Pellizzola è Federica Pace a ricordare che esso «compie un viaggio all’interno dell’enigma
dell’immagine ponendoci davanti una sorta d’impronta che è, al tempo stesso,
segno dell’ esistere e dello scomparire,
vale a dire concretezza dell’oscurità ed evanescenza. Riesce a far da tramite
con il mondo corporeo e quello incorporeo. Se provassimo a tracciare una storia
dell’ombra nella cultura occidentale, attraverso questo opere, ci accorgeremmo
che dominano di gran lunga le valenze negative. Presso le culture arcaiche è
proiezione temibile del corpo umano, nell’immaginario classico e cristiano è
simulacro dei morti, per Marco Pellizzola tuttavia l’universo umbratile
rappresenta un inizio, un non-dove nel quale ricercare l’origine della propria
esperienza.»
Accompagna la mostra il volume,
curato da Massimo Bignardi per i tipi di Gutenberg Edizioni, dal titolo Viaggio nell’ombra. Italo Bressan e
Marco Pellizzola nei margini della pittura, con contributi di Ada Patrizia Fiorillo, Giovanni Iovane, Valeria
Tassinari, Annamaria Restieri, Federica Pace, Ico Gasparri, Linda Gezzi, Pasquale De Cristofaro, Marco Gazzano, Mimmo
Jodice intervistato da Pasquale Ruocco. In chiusura, un’ampia antologia di
brani dedicati all’ombra.
La mostra resterà aperta fino al 4 novembre, con i seguenti orari:
venerdì 3 ottobre 9,00 >19,00
sabato 4 e domenica 5 ottobre 10,00>18,30
a seguire
lunedi/giovedì 9,00>18,00
/ venerdì 9,00>16,30.
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