Domenica
17 agosto alle 21.00. nel parco Colonia
Montana ad Agerola, Vincenzo Salemme
andrà in scena con Sogni e bisogni,
commedia brillante ricca dell’acuto umorismo
proprio del grande mattatore napoletano, che per l’occasione riceverà il Premio “Roberto Bracco”, prestigioso riconoscimento assegnato ad un
grande interprete dell’arte partenopea.
"La vita del
grigio e mediocre Rocco Pellecchia - leggo nel comunicato stampa - viene sconvolta da un episodio: una mattina di Ferragosto si rende conto che la sua
virilità lo ha abbandonato e - come nel libro di Alberto Moravia 'Io e lui' - inizia un dialogo con il suo
pene. Ma se nel racconto moraviano il "lui" in
questione era solo una voce, qui nella commedia, l’organo del sesso maschile si
stacca materialmente dal corpo del suo "titolare" e diventa egli
stesso uomo, esigendo una sorta di riconoscimento scenico. Rivendica cioè lo
status di vero e proprio protagonista della vita e della scena, diventando un’entità autonoma dall’ironico nome di “Tronchetto
della felicità” e cercando di spingere il povero Rocco a rialzare
la testa e ad affrontare il futuro con orgoglio e spirito visionario. Fino alla sorprendente conclusione.
L'intreccio è
popolato da numerosi altri personaggi: un ispettore chiamato da Rocco a
risolvere il caso, la coppia di impressionanti portieri dello stabile, la
moglie appassita e avvilita di Rocco".
"Al di là degli
accadimenti - spiega Salemme - 'Sogni
e bisogni' è una commedia di fortissimo impatto comico e nello steso tempo mi consente di continuare il percorso che ho iniziato ormai
già da qualche anno. Aprire cioè in qualche modo la confezione borghese della
commedia classica per intrattenermi e intrattenere il pubblico in sala. Avrò
modo cioè di interloquire con le persone in sala per rispondere alle domande
più frequenti che ci facciamo sulla profondità della natura umana sopratutto
nei suoi aspetti apparentemente più semplici”.
Lunedì 18 agosto, a palazzo Acampora, con Mare, amore e De Pretore, Mariano
Rigillo e Anna Teresa Rossini
porteranno in scena uno spettacolo ispirato ai
testi di Aldo Palazzeschi, Dénis Diderot, Jaques Prévert, Eugenio Montale, Roberto Lerici, Stefano
d’Arrigo, Garcia Lorca, Luigi Malerba, Stefano
Benni, Giorgio Caproni, Gianni Guardigli,
Dante e Eduardo De Filippo.
Un
itinerario nella memoria, nel piacere, nel ricordo di stagioni dell’esistenza, a
cura dello stesso Rigillo, in una sequenza di pensieri, aforismi, citazioni e
contributi per riflettere sulla vita e sull'amore.
Dalle
schermaglie di Arlecchino e Colombina alle parole di Eduardo in L'amore che d'è?, da I gioielli
indiscreti di Diderot a Questo amore di Prévert confrontato con l'omonimo componimento di
Roberto Lerici, dalla lirica Riviere di Montale alla
prosa arcaica e affascinante di Stefano d’Arrigo e della sua Ciccina Circè, dalla grandiosità dei versi dell’Ulisse
di Dante alle immagini del mare di Federico Garcìa Lorca e di Eduardo, dall'ironica descrizione di un amplesso in una “seicento
multipla” da Il serpente di Malerba all'ilarità
di alcune battute dell'eduardiano De
Pretore Vincenzo, si offre allo spettatore l'opportunità di riconoscersi e
identificarsi, di tornare a un passato lieto e consolatorio come pure di
accendersi verso nuove speranze. Come in Stefano Benni che,
in Le piccole cose, racconta in pochi e scherzosi versi la trasformazione
dell’amore di coppia, o nel congedo garbato e distaccato in uno scompartimento
di treno de Il viaggiatore cerimonioso di Giorgio Caproni, o ancora
nella riflessione sull’oggi con due brani tratti da Le luci d Algeri
(Premio Flaiano 2000) di Gianni Guardigli.
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