Primo evento, venerdì 25 luglio, alle ore
21 (ingresso libero), nell’incantevole cornice della Villa Comunale di Vietri
sul Mare, inserito nel cartello della XVII edizione dei Concerti d’
Estate. Ritorna l’orchestra del Conservatorio Statale di musica di Salerno
“G.Martucci” , diretta da Massimiliano Carlini, a sugellare la
pluriennale collaborazione tra la massima istituzione musicale del capoluogo e
la rassegna di Villa Guariglia.
Trascrivo qui il comunicato stampa inviatomi dalla collega Olga Chieffi.
ll festival quest’anno è il capofila degli eventi
cofinanziati con PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 con DD.GR. n.197/2013 e n.692/2013: La Scoperta della
Campania – Sessione “Giugno 2014 – Gennaio 2015” . I “Concerti d’estate
di Villa Guariglia”, che rientrano nel PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O.
1.12 , si avvalgono anche del contributo ed il patrocinio del Comune di Vietri
sul Mare, della Provincia di Salerno, della Camera di Commercio di Salerno,
della Coldiretti Salerno, dell’EPT, della Fondazione Cassa di Risparmio
Salernitana, del Gal Casacastra e del Conservatorio di Musica “Giuseppe
Martucci” di Salerno. Il faro di Erchie che svetta dalla costa a picco
sul Mediterraneo, riletto artisticamente da Giancapetti (il maestro della ceramica
scomparso lo scorso 18 gennaio), è l’immagine del festival. E si propone come
una dedica a colui che seguiva abitualmente la rassegna, riservandosi un posto
in seconda fila. Anche per questa edizione, parallelamente ai concerti, si
terrà la Mappa del Gusto, il format nato con il festival ed organizzato
con la preziosa collaborazione della Coldiretti di Salerno che mette in campo i
ristoranti del territorio per la preparazione di un menù dedicato, realizzato
utilizzando solo prodotti d’eccellenza del territorio, fondendosi con
l’edizione 2014 del progetto di Campagna Amica “Colti e mangiati”.
Il direttore Massimiliano Carlini ha inteso
principiare il programma con l’opera più famosa del compositore estone Arvo
Part, Fratres. E’ questa una pagina destinata ad un’ampia varietà
di organici strumentali, andando dai dieci strumenti della prima stesura
(1977) al duo e all’orchestra da camera. La versione per violino e pianoforte
si è imposta maggiormente nell’uso, ma la possibilità di passare da un
organico all’altro è garantita dalla semplicità della struttura che Pärt ha
chiamato tintinnabuli: netta distinzione della composizione in due blocchi,
canto e accompagna mento, ma anche gioco di specchi che collega gli strumenti
“fratelli” facendoli risuonare fra loro come un’eco di campane. Le due
componenti vanno sempre di pari passo, secondo regole precise, legate
all’attrazione che la parte "oggettiva", eterna (l’accordo), esercita
sulla parte libera. Seguirà la Sinfonia n. 82, in Do Maggiore composta
da Franz Joseph Haydn nel 1788, “L’Orso”. Il sottotitolo
in realtà non si deve al compositore: fu assegnato nell’Ottocento, quando il
tono popolare dell’ultimo movimento stimolò la nascita di un arrangiamento
pianistico intitolato «Danza dell’orso». Sembra difatti che l’andamento
ballabile del brano sia assimilabile a una nota danza di strada, che generalmente
viene associata ai goffi movimenti dell’animale. Ma, dettagli a parte, quello
che va sottolineato è il tono popolareggiante di tutta la Sinfonia, come di
tutto il ciclo parigino. Ai francesi piaceva così; e Haydn non era certo uno
che trascurava i gusti del committente (l’esperienza decennale alla corte del
Principe Esterházy lo dimostra). Spesso la scrittura predilige la semplicità
armonica: bassi chiari e prolungati, in grado di portarsi dietro tutto il resto
dell’orchestra (l’uso del fagotto nel primo movimento, ad esempio). Gli
sviluppi non sono mai eccessivamente elaborati e la raffinatezza della
scrittura orchestrale è sempre commisurata alle grandi potenzialità degli
organici parigini. Il movimento lento, Allegretto, ha una grazia un po’ rustica;
il Minuetto lavora sull’orchestra con decisione, evitando fronzoli troppo
nobili. Ma è il finale, con quelle note lunghe nel registro grave che alludono
esplicitamente al suono della cornamusa, a segnare il contatto più diretto con
la dimensione folklorica. Naturalmente Haydn resta entro i confini del gioco
intellettuale; ma strizza continuamente l’occhio alla musica di strada,
trascrivendo in musica l’idea astratta che il mondo colto si era fatto del
repertorio popolare. Il programma saluterà una seconda parte “extra-colta” con
un portrait di Astor Piazzolla, composto da Milonga de la Asunçion
e Violentango, che attiverà, così, quel melò rioplatense, quel
romanzo ardente e frusciante che è fuga dal fantastico. Finale affidato ad una
particolare trascrizione della Bohemian Rhapsody di Freddie Mercury,
una canzone del del gruppo musicale britannico dei Queen, scritta per l’album
“A night at the Opera” del 1975. È celebre per la sua particolare struttura
musicale: infatti, a differenza dei classici brano dei Queen, qui non è
presente alcun ritornello, ma si hanno diverse parti principali -
un'introduzione cantata a cappella, un segmento in stile ballata che termina con
un a-solo di chitarra, un passaggio lirico e una sezione hard-rock.
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