Se non avesse avuto, appiccicati addosso, cavi e ventose di
quell’aggeggio chiamato Holter, che per ventiquattr’ore ti ruba pensieri,
emozioni, sentimenti, nessuno se ne
sarebbe accorto. Né lui, il soggetto di questa mia riflessione, né soprattutto i medici. Il cuore gli si è fermato. Nel buio della notte.
Per un tempo brevissimo, due secondi, forse qualcosa di più. Come capita a certe
vecchie locomotive che arrancano sul tratto in salita e si vede che non ce la
fanno e all’improvviso si bloccano. Ma ubbidiscono subito al macchinista che insiste
sulla leva dell’acceleratore e riprendono, sussultando, il loro cammino.
E’ capitato anche a lui. Poi il cuore, usurato da quasi ottant’anni di onorato servizio, s'è rimesso in marcia da solo, lentamente, comunque in modo ritmato e costante.
La stazione d'arrivo non s'intravede. Può essere lontana o vicina. Impossibile dirlo. La vita - scrive Emilio Cecchi - "è un filo di seta sospeso in un gioco di rasoi". Tutto sta a scansarli, se ci si riesce. Con l'aiuto di Dio.
E’ capitato anche a lui. Poi il cuore, usurato da quasi ottant’anni di onorato servizio, s'è rimesso in marcia da solo, lentamente, comunque in modo ritmato e costante.
La stazione d'arrivo non s'intravede. Può essere lontana o vicina. Impossibile dirlo. La vita - scrive Emilio Cecchi - "è un filo di seta sospeso in un gioco di rasoi". Tutto sta a scansarli, se ci si riesce. Con l'aiuto di Dio.
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