Ci fosse ancora il nonno, l'indimenticabile don Mimì (uno dei protagonisti del giornalismo in Costiera nella prima metà del '900), chissà come sarebbe contento. Non tanto per l'eccelso percorso professionale del nipote, frutto di educazione familiare, intelligenza, impegno nello studio, volontà tenace, quanto per il premio - modesto, ma profondamente sentito - che gli viene attribuito dalla propria terra, quella delle sue radici. Una volta tanto, è sconfessato il detto "nemo propheta in patria". Contento sarà sicuramente il papà, il carissimo Alfonso. Questo, sempre in attesa che le istituzioni del nostro territorio (Conferenza dei sindaci, ad esempio) assumano qualche iniziativa per conferire un riconoscimento ufficiale - penso al titolo, simbolico, di ambasciatore della Costa d'Amalfi nel mondo - ai suoi figli migliori.
Domani, venerdì 11 aprile, alle ore 19.00, nell'aula consiliare del Comune di Minori, sarà festeggiato Dario Scannapieco. Dopo il saluto del sindaco, Andrea Reale, e quello del direttore organizzativo di
..incostieraamalfitana.it Festa del Libro in Mediterraneo, Alfonso Bottone, all'illustre ospite sarà consegnato il
Premio “Uomo/Donna del mio tempo” - sezione Management e Business Administration,
realizzato da Daedalus, maioliche d’autore di Vietri sul Mare.
Stimolato dalle domande di Paolo Russo, capo della redazione salernitana del Mattino, egli affronterà lo scottante tema della crisi economica che ancora attanaglia il nostro paese.
Fin qui la notizia. Ma chi è Dario Scannapieco? potrà chiedermi qualcuno. Ne traggo da "Il Denaro" questo simpatico ritratto.
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«La brillante carriera di Dario
Scannapieco, nato a Maiori il 18 agosto 1967, si deve a una semplice lettera
inviata a Roma in via Venti Settembre all'attuale governatore della Banca
d'Italia mentre stava concludendo il suo Master in Business Administration a
Harvard. Era la fine del 1996 e il giovane amalfitano, vissuto fin dai primi
anni di vita nella capitale, scrive dagli Stati Uniti una
missiva in cui comunica a Draghi la voglia di tornare in Italia per fare
qualcosa di buono per la sua terra. "Voglio realizzare qualcosa di veramente
utile per l'Italia", è il succo del messaggio.
Dopo pochi giorni, Scannapieco
riceve dalla segretaria dell'allora direttore del ministero dell'Economia una
telefonata. "Draghi la vuole conoscere domattina", sente dall'altro capo del
filo. Al termine dell'incontro inizia il suo percorso nelle istituzioni del suo
Paese, che lo porta fino in Lussemburgo, dove ora vive con la moglie e due figli
e dove lavora dal 2007 come vice presidente della Bei, il braccio finanziario
dell'Unione Europea. La sua prima esperienza la fa in un'impresa, la Sip,
dopo aver conseguito la Laurea in Economia e commercio presso la Luiss a Roma.
Nell'attuale Telecom Italia lavora circa due anni nell'area Pianificazione e
controllo strategico. Poi decide di continuare gli studi nel prestigioso ateneo
statunitense, considerato uno dei migliori al mondo. Lì capisce che emigrare non
è forse la via migliore per rendere grande l'Italia. Scrive quindi al presidente
del Consiglio Romano Prodi, al ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi,
all'allora governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio. E a Draghi. I
compagni lo prendono in giro. Si ricredono quando dopo pochi mesi, nell'estate
del 1997, entra nel Consiglio degli Esperti del Tesoro. Sono passate meno di 72
ore dalla cerimonia del Master negli Usa. Il Consiglio è un organismo creato da
Draghi per risolvere alcune rigidità del ministero. Rompendo la tradizione in
via Venti Settembre, il direttore generale chiama attorno a sé sette-otto
trentenni (Scannapieco ha ancora 29 anni) e, non potendoli fare dirigenti
(occorrono molti anni di servizio), li inserisce nel suo staff. Accanto al
campano, per fare alcuni nomi, ci sono Vittorio Grilli, attuale direttore del
ministero dell'Economia, e Roberto Ulissi, segretario del consiglio di
amministrazione di Eni, direttore Affari societari e Governance del Cane a sei
zampe dal 2006. Scannapieco inizia a lavorare sulle cartolarizzazioni e sulle
privatizzazioni. Il primo incarico di peso è la vendita ai privati di Telecom
Italia. Si dedica alle partecipazioni statali per cinque anni, senza soste.
L'impegno è intenso al punto che, quando decide di sposarsi, può concedersi un
viaggio di nozze di soli tre giorni. Nel 2002 ha 35 anni e diventa direttore
generale del Dipartimento Finanza e Privatizzazioni del ministero dell'Economia.
A nominarlo è Giulio Tremonti. Nei cinque anni successivi siede, in
rappresentanza del dicastero, nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica e
si occupa della vendita di Alitalia. Nel complesso, lavora nel dicastero sotto
cinque ministri: Ciampi, Giuliano Amato, Tremonti, Domenico Siniscalco, Tommaso
Padoa Schioppa. Nell'estate del 2007 il Governo gli chiede di andare alla
Bei in rappresentanza dell'Italia. Accetta la missione. In qualità di vice
presidente ha la responsabilità dei finanziamenti in Italia, a Malta e nei
Balcani occidentali e delle relazioni con le istituzioni finanziarie per il
Mediterraneo; è, inoltre, governatore della Banca europea per la ricostruzione e
lo sviluppo, per la quale segue i finanziamenti dei progetti nell'Est Europa
insieme con la Banca Europea per gli Investimenti. Trascorre le sue vacanze
estive sempre in costiera, a cui è molto affezionato. Adora il mare. Agli amici
racconta che, quando si ritirerà in pensione, girerà il tratto di mare che va da
Salerno a Punta Campanella in lungo e in largo su una barchetta.»
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