Il 2 marzo scorso, domenica, su La Lettura, supplemento domenicale del Corriere della sera, c’era un ampio servizio di Marzio Breda dedicato alla enorme mole
di scritti di Fernando Pessoa
custoditi a Lisbona: 27.543 testi, di cui diecimila ancora inediti. In tempo di
Quaresima, periodo di preparazione alla Pasqua, mi piace richiamare
l’attenzione su un breve scritto del poeta portoghese che, evidentemente,
s’ispira al Padre Nostro. E non poteva essere
diversamente, per un credente: perché è la preghiera per eccellenza, l’unica
trasmessaci direttamente da Cristo, nella quale – lo sottolinea Tertulliano (De oratione, 1) – c’è la “sintesi
di tutto il Vangelo”.
Tento un raffronto, per quel che mi riesce. Conscio
dei rischi cui vado incontro a causa della mia inadeguatezza. La preghiera insegnataci
da Gesù inizia con “Padre”, in
aramaico “Abbà” (inteso come “papà”): una parola, insegna il cardinale Carlo Maria Martini, che può avere
tanti significati, tutti presenti se pronunciata da Lui.
Pessoa sceglie l’espressione “Signore”. E amplifica il “che
sei nei cieli” esclamando: “che sei
il cielo e la terra, e che sei la vita e la morte. Il sole sei tu e la luna sei
tu e il vento sei tu! Tu sei i nostri corpi e le nostre anime e il nostro amore
pure sei tu. Dove nulla è tu abiti e dove tutto è si trova il tuo tempio”.
Dio – mi hanno insegnato al catechismo, quando ero ragazzo – è presente in
cielo, in terra e in ogni luogo. Pessoa vi
aggiunge una sua personalissima invocazione: “Rendimi puro come l’acqua e alto come il Cielo (ritengo, per
essere quanto più vicino al Padre. Ndr). Che
non ci sia fango nelle strade dei miei pensieri né foglie morte nelle lagune
dei miei propositi. Fa’ che io sappia amare gli altri come fratelli e servire
te come un padre”.
“Sia
santificato il tuo nome”: nella lettera a Proba, sant’Agostino nota che,
chiedendo di santificare il nome di Dio, noi eccitiamo noi stessi a desiderare
che il nome di Lui, che è sempre santo, sia considerato santo anche presso gli
uomini, cioè non sia disprezzato, cosa che non giova a Dio ma agli uomini
stessi. Pessoa amplifica il discorso: “Benedetto
sia il tuo nome di Cielo e di terra, e di Corpo e di Anima, e di Vita e Morte!
Ti lodano: il volto e le mani ti lodano. Che la mia vita sia degna della tua
presenza. Che il mio corpo sia degno della Terra, tua carne. Che la mia anima
possa comparire innanzi a te come un figlio che ritorna al focolare”.
Fernando
Pessoa, testo pubblicato da La Lettura,
suppl. del
Corriere della Sera, n. 119, domenica 2 marzo 2014
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E aggiunge: “Rendimi
grande come il Sole, affinché io ti possa adorare in me; e rendimi puro come la
luna, affinché io ti possa pregare in me; e rendimi chiaro come il giorno,
affinché io ti possa vedere sempre in me e pregarti e adorarti”. Vi leggo, implicito,
l’appello affinché si realizzi il regno di Dio qui in terra: regno dello
Spirito, il cui frutto “è amore, gioia,
pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Galati
5,22).
“Signore,
proteggimi e sostienimi”, chiede Pessoa. “Concedimi che io mi senta tuo”. “Signore, liberami da me”: dalle
passioni – azzardo – e dal disordine che caratterizzano la nostra
esistenza, che ci fanno cadere nelle mani del maligno.
“Quando mi
muovo – si chiude così la ‘preghiera’ di Pessoa – , sei tu che ti muovi; quando parlo, sei tu che mi stai pronunciando.
Quando faccio un passo, tu avanzi. Se mi fermo, Tu mi rendi saldo”.
Occorre, però, che ciascuno di noi recuperi la purezza dello
spirito. Una perfezione da ricercare soprattutto nel promuovere e realizzare
una società giusta e solidale, fondata sull’amore. Perché nel comandamento dell'amore è la sintesi di tutti i comandamenti. "Ma
io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché
siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i
malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti.
Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così
anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa
fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti
come è perfetto il Padre vostro celeste”. (Matteo 5,43-48). Anche se non è
facile, bisognerebbe almeno provarci.
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