Scopro con sorpresa,
ancor prima dell'alba, sul sito www.ambrogioietto.com, questa recensione di Ambrogio Ietto, che mi riempie l'animo di gioia. Gliene sono profondamente grato. La
giornata comincia bene. Ne ho conferma quando apro finalmente il balcone e vedo
il sole che fa capolino sulla collina di Pastena in un cielo perfettamente
azzurro. Sia ringraziato il Signore.
Salerno, 9 dicembre 2013
La poesia di Sigismondo
Nastri
Presso la
biblioteca comunale di Amalfi è stata presentata nei giorni scorsi l’ultima
opera poetica di Sigismondo Nastri, cittadino DOC dell’antica repubblica
marinara grazie ai natali sopraggiunti settantotto anni fa verso la fine del
segno zodiacale dell’ariete, nel cuore della valle dei Mulini. Non si svela un
segreto arcano nell’indicare l’età dell’amico che non ha avuto indugi nel
chiudere la tenera, suggestiva raccolta di poesie “Ho coltivato sogni“ (De
Luca Editore, pagg. 156) con una lirica dall’inequivocabile titolo ‘Settantotto
primavere'.
E sono
proprio gli ultimi due versi di questo componimento (E’ tutto guadagnato ciò
che mi aspetta da domani in poi) a rasserenare il poeta e lo stesso lettore
coinvolto, soprattutto se più o meno coetaneo dell’autore, in un succedersi di
ricordi e di esperienze passate che, nella didascalica definizione offerta dallo
stesso Nastri, finiscono, queste ultime, grazie ad un magico processo catartico
– liberatorio, col trasformarsi in sogni.
Egli ha
ragione nell’identificare il ricordo con la storia vissuta di gesti, parole,
illusioni, tormenti, sconfitte, protetto dalla pietra del tempo. La raccolta,
infatti, non è avara di ricordi che vanno
dal richiamo mentale del pane nero di segala dura divorato dal bimbo
cresciuto all’ombra dei cannoni, nel corso delle vicende anche drammatiche dell’ultimo conflitto bellico, alla notte
senza silenzio tra il 25 e il 26 ottobre del 1954 di Maiori, animata dai
vortici d’acqua del Reginna e dalle urla degli alluvionati soccombenti.
Non mancano i
ricordi tenerissimi di Mariangela, un frullo d’ali come di farfalla, o della
madre che il poeta ritrova di tanto in tanto in sogno col suo sguardo sereno, la luce degli occhi e l’umiltà dei gesti.
Nei molti
sogni vissuti ad occhi aperti la fanno da padrone, come puntualmente sottolinea
Rino Mele nell’interessante prefazione, le parole mute del mare, il quarto
di luna nel cielo che imbruna, il silenzio delle piccole cose e tanto, tanto
amore espresso verso la donna amata e le molteplici e differenziate creature
dell’universo.
Di
straordinaria intensità le preghiere che confermano, nell’autenticità del
messaggio, la salda, invidiabile fede di Sigismondo Nastri, profondamente
immerso in un ricorrente stato d’animo intonato ad una vaga tristezza ma
fortunatamente alimentato dalla speranza della porta che conduce alla luce.
Poesia
limpida, vissuta e coinvolgente la sua.
www.ambrogioietto.com
P.S. La stessa recensione l'ho trovata, più tardi, in bell'evidenza, su "Cronache del Salernitano". Un grazie, perciò, anche al direttore Tommaso D'Angelo e a tutti gli amici del giornale.
P.S. La stessa recensione l'ho trovata, più tardi, in bell'evidenza, su "Cronache del Salernitano". Un grazie, perciò, anche al direttore Tommaso D'Angelo e a tutti gli amici del giornale.
Nessun commento:
Posta un commento