La mostra Lo spazio di Taide al Museo Frac di Baronissi, curata da
Massimo Bignardi e Giuseppe Rescigno, chiude il 17 novembre; per tale occasione
sono state organizzate due giornate di incontri e di proiezioni .
Il 14 novembre, con
inizio alle ore 11,00, nel salone
delle conferenze del Frac, il prof. Enrico
Crispolti interverrà sul tema
“Arti visive e territorio sociale”, rivolgendo l’attenzione, in particolare,
alla sua esperienza vissuta negli anni Settanta a Salerno, al rapporto tra
Università (ove dal 1974 al 1984 è stato titolare della cattedra di Storia
dell’Arte contemporanea) e le nuove realtà operative dei giovani artisti, in
particolare l’incontro con Taide di
Mercato San Severino.
Seguiranno, dalle ore 12.00, la rielaborazione della performance,
tenuta nel 1975, di Silvio D’Antonio …È
fragile…, e la
proiezione di Narciso (1977) e Horror Vacui (1980), videotape di Franco
Longo, con interventi di Massimo Bignardi e
Danilo Maestosi.
Silvio D'Antonio, ... È fragile..., 1975, azione |
In ...È fragile... del 1975 si specchia,
osserva Massimo Bignardi, «per intera,
la vicenda che l’artista vivrà con la morte del padre. Il testo dapprima e poi
la performance tenuta allo spazio Taide di Mercato San Severino – ripetuta al
Punto Blu di Reggio Calabria – traducono la difficoltà, parafrasando quanto
scriveva Ernesto De Martino a proposito della morte e del pianto rituale, di
elaborare il cordoglio, di considerare la “presenza malata” e poi “l’assenza”
nel suo trasferirsi nel mondo magico: l’artista avverte il rischio, avrebbe
detto De Martino, «di non poter trascendere il momento critico della situazione
luttuosa» perché la «perdita di una persona cara è, nel modo più sporgente,
l’esperienza di ciò che passa senza e contro di noi [...]». Il testo, scritto a
macchina, segue il sussurrare con il quale l’artista piega il suono metallico
dei tasti ad assumere il tono di un “lamento funebre”: una nenia
fragile registra nelle variazioni del carattere dattiloscritto il tono
espressivo ed emotivo di stati d’animo. Alle brevi frasi fanno seguito la fila
di puntini allineati nella partizione delle righe che il rullo della macchina
scandisce. Sono pause, silenzi che nella performance acquistano il valore di
figura, carica di una nuova visibilità che si rivela nel corpo di una luce ove
è avvolta la figura: essa legge e, contestualmente, detta.
Trascrive la
sofferta realtà della perdita, l’amara condizione di dover ammettere la
propria, immensa, fragilità al cospetto della realtà e del destino: la
prospettiva di dover affrontare la perdita, di elaborare il lutto, di prendere
atto che il destino si sia affermato come realtà. Una scrittura che peraltro
richiama, con logica deduzione, i registri della scrittura surrealista: di
getto, rinunziando alla punteggiatura quindi alla scansione del tempo,
accogliendo la pagina bianca quale testo del silenzio che e scrittura e parola».
Poco tempo dopo ma
sempre nello stesso periodo, D’Antonio trasformerà l’immagine/scrittura nella
materialità, impalpabile, di un bacio tattile, lasciato sfiorando appena la
superficie bianca del foglio, nel libro bianco che titolerà per un suo bacio.
Franco Longo, Humor vacui, 1980, frame |
Venerdì 15
novembre, dalle ore 18,00, nel salone delle conferenze del Frac, spazio a Franco Longo con Lo Spirito del Vuoto (1981-2012): proiezione dei videotape
e video DVD realizzati dall’artista nell’arco di circa trent’anni. Intervento, questo, che vuole anche celebrare i 50 anni di storia della video arte,
dalla celebre “Exposition of Music –
Electronic television“ tenutasi a
Wuppertal
nel 1963, con la leggendaria opera di Nam June Paik.
È dai primi anni Settanta, scrive ancora Bignardi,
che Longo «ha guidato anche il suo
interesse […] verso contaminazioni con la sfera delle tecnologie elettroniche,
dapprima con installazioni multimediali, poi con il ricorso al videotape, a
partire dalla metà di quel decennio, fino alle declinazioni video in DVD che lo
accompagnano alle esperienze più recenti, come testimoniano lavori quali White
noise del 2005
proposto alla Hypegallery di Milano nell’ambito della rassegna “Hiss-Punch-Out”
e non ultima, la video installazione Aqua Vitae, allestita a Castel dell'Ovo a Napoli nel 2010. Due momenti,
tornando ai primordi della sua attività nell’ambito della video arte, di una
pratica immaginativa ancora e sostanzialmente legata alla pittura, ai suoi
valori formali dettati dal continuo ricorso ad una figura (soggetto) posta su
fondi che interpretano ancora l’assunto della superficie della tela, come si
rileva in Spazio fluido, da
considerare il suo primo compiuto videotape della durata di cinque minuti,
proiettato nel corso della “Rassegna
Incontri Internazionali d'Arte” tenutasi
presso l'Azienda di Soggiorno e Turismo di Salerno nel 1973 (anno in cui
Gloria Bicocchi inaugurava a Firenze il primo centro europeo di produzione di
video di artisti) e, con maggiore evidenza,
nei successivi e più elaborati Narciso, del 1977 e Horror vacui, del 1980, quest’ultimo presentato a “Differenza Video”, rassegna
internazionale di video arte, tenutasi allo Studio Trisorio di Napoli nel 1982».
Nessun commento:
Posta un commento