Ai primi di settembre
del 1884 il re Umberto I doveva recarsi a Pordenone per assistere a una corsa
ma, saputo che a Napoli infieriva il colera, mandò al sindaco di quella città un
telegramma: “A Pordenone si fa festa, a Napoli si muore, io vado a Napoli”.
Le immagini dell'alluvione in Sardegna, che ha causato morti e rovine, non ci possono lasciare insensibili.
Chiedo che, almeno per una sera, vengano spente - in segno di solidarietà e rispetto - le "luci d'artista" a Salerno.
Le immagini dell'alluvione in Sardegna, che ha causato morti e rovine, non ci possono lasciare insensibili.
Chiedo che, almeno per una sera, vengano spente - in segno di solidarietà e rispetto - le "luci d'artista" a Salerno.
“ L’uomo ha perso la capacità di prevedere e prevenire; finirà per distruggere la Terra”: queste parole furono pronunciate da Albert Schweitzer...
RispondiEliminaMi auguro che la tua richiesta di spegnere le luci d’artista almeno per una sera sia accolta, sarebbe un piccolo segnale di cambiamento, ma ci credo poco.
Penso invece che come nei precedenti disastri, delle Cinque Terre (Genova) Atrani e altri, anche per questa catastrofe avvenuta in Sardegna, si andrà avanti come il solito. S’invocherà lo stato naturale che consisterà nel chiedere soldi pubblici per gli sfollati e per ricostruire strade e ponti devastati dalla tempesta. Denari che saranno spesi poi solitamente negli stessi posti che saranno di certo devastati dai prossimi eventi. Lo stato di emergenza diventa così un grande business economico e politico. Un esempio: il terremoto dell’Aquila. Assente ancora una volta la questione ambientale, la prevenzione di cui tutti parlano, ma nessuno la fa. Anche perché la pianificazione e prevenzione non offrono niente, ma anzi costano e intralciano la proprietà privata e pubblica ,e disturbano il manovratore di turno. Non conta che le spese per la pianificazione e prevenzione possono far risparmiare costi futuri in termini economici e umani. No. Che la festa continui con le luci accese e in allegria verso un’ancora più sgradevole futuro.
Antonio Amato