A Tramonti, con qualche giorno di ritardo rispetto
alla festa di san Martino, ecco che “il mosto diventa vino”, come promette un antico
proverbio contadino. Ma in effetti lo è già diventato, possiamo esserne certi. “Il mosto
diventa vino” è il titolo dell’appuntamento – ormai, ottavo della serie - in programma domenica 1° dicembre nella
splendida cornice della Cappella Rupestre, a Gete, teso alla promozione e al riconoscimento
(per me, doveroso) della vite autoctona. Quest’anno il tema dell’evento sarà
“Il Vino Tintore attraverso la storia: dallo sbarco del ’43 ad oggi”: un viaggio
nel tempo per riscoprire il patrimonio ampelografico di Tramonti e il Tintore,
biodiversità da preservare e tutelare. Le sue piante sono pluricentenarie,
raggiungono anche i 400 anni, e i fusti hanno un diametro di circa un metro e
mezzo: dei veri giganti. I grappoli – prendo le notizie dal comunicato stampa,
non mi ritengo un esperto - sono spargoli a bacca nera, con pochi acini e di
diverse dimensioni. Questo nettare è il risultato di un gruppo di varietà di
uve, prodotte in purezza, che seppur diverse per i caratteri morfologici,
donano una intensa corporatura al vino.
All’anno si producono appena 150.000 bottiglie e i
viticoltori sono appena cinque.
Una terra, quella di Tramonti, segnata dagli umori
del Vesuvio che ha contribuito a salvaguardare i vigneti dai distruttivi
attacchi della filossera avvenuti alla fine del 1800. La distruzione delle
piante quasi in tutta Europa costrinse ad utilizzare il piede di vite americana,
non attaccabile da questo parassita, sul quale si innestarono viti europee,
prevalentemente francesi.
Le varietà coltivate, autoctone e a piede franco,
sono Ginestra, Bianca tenera, Pepella, Piedirosso, Scotola (Moscio), Palombino
e lo straordinario esclusivo Tintore. Il sistema di coltivazione è ancora
quello etrusco a raggiera atipica con il fusto centrale e i pali di castagno
intorno che sostengono i tralci di vite. La raccolta è di pochissima uva per
ettaro, da 25 a 50 quintali.
Dopo i saluti del sindaco di Tramonti, Antonio
Giordano, interverranno: Salvatore Sica, direttore dell’Osservatorio
dell’Appennino Meridionale; Giovanni Madonna, che si occuperà di “Vino e Psiche:
dal passato remoto all’era dello smartphone”; Carlo Mangoni, dell’Università
Federico II di Napoli, che tratterà il tema “Il Resveratrolo: chi è costui?”; Ferdinando
Cappuccio, presidente dell’Enoteca Provinciale; Raffaele Ferraioli, coordinatore
regionale dell’associazione Città del Vino; Donato Sarno del Centro di Cultura
e Storia Amalfitana; Luigi Mansi, presidente della Comunità Montana Monti
Lattari. Moderatore, il giornalista del Mattino Mario Amodio.
Per l’occasione sarà presentato il secondo volume
dell’Antologia di Tramonti “9 Settembre '43 - Lo sbarco alleato nel ricordo
degli abitanti di Tramonti” di , un altro spaccato della storia
di Tramonti.
Luigi Giordano
L'evento è patrocinato dall’Osservatorio
dell’Appennino Meridionale e dall’Associazione Vigne Storiche, con la
collaborazione della Regione Campania e della Provincia di Salerno.
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