Proprio
un brutto periodo, questo. Mannaggia!
Stamane, all'alba, una telefonata del figlio Andrea mi ha dato la notizia della morte di Peppino De Luca. Un altro pezzo
della mia vita che mi lascia. Come si fa a non essere angosciato per la
perdita di un amico caro, insostituibile, come lui? Il tempo di
vestirmi e mi sono precipitato nella Zona Industriale di Salerno a rendergli il mio
doveroso tributo d'omaggio e di riconoscenza per l'affetto, la vicinanza
che mi ha sempre dimostrato. C'era fra noi un rapporto di fratellanza
che la morte non potrà cancellare. Non riesco nemmeno a piangere, tanto
sono agitato e nervoso.
Con Giuseppe De Luca - Peppino, o don Peppe, come molti confidenzialmente lo chiamavano - se n'è andato uno dei maggiori protagonisti dello sviluppo industriale di
Salerno dalla metà degli anni sessanta del secolo scorso, quando l’azienda di
famiglia, fondata nel 1924 dal padre, Andrea De Luca, fu trasferita da Amalfi al
capoluogo, trovando sede prima in via S. Leonardo, poi nella zona industriale,
dove ha raggiunto una estensione di oltre trentamila metri quadrati,
proiettandosi sempre più verso i mercati internazionali. La De Luca Industria
Grafica e Cartaria Spa opera nel settore della stampa ma, soprattutto, in
quello della cartotecnica ed è uno dei fiori all’occhiello della imprenditoria
salernitana in Italia e nel mondo. Questo si deve alla intelligenza, alle
capacità manageriali, alla lungimiranza di Giuseppe De Luca. Sono qualità che, fortunatamente, costituiscono anche i tratti
caratterizzanti dei figliuoli, chiamati a continuarne il lavoro. Nonostante si
sapesse della malattia che lo aveva colpito, la sua scomparsa ha suscitato
profonda emozione in quanti lo conoscevano, lo stimavano e gli volevano bene.
Perché non si poteva non voler bene a uno come Peppino: intelligente, brillante,
affabile, con uno spiccato senso dello humour, sempre disponibile. Una
persona che aveva sacro il sentimento dell’amicizia. Il 24 gennaio prossimo
avrebbe compiuto ottant’anni.
Le esequie si svolgeranno, domattina, in due fasi: alle ore 9, nella chiesa di san Leonardo a Salerno; poi, alle ore 12.00, nella cattedrale di Amalfi.
Le esequie si svolgeranno, domattina, in due fasi: alle ore 9, nella chiesa di san Leonardo a Salerno; poi, alle ore 12.00, nella cattedrale di Amalfi.
Giuseppe De
Luca non
era soltanto un imprenditore di successo, ma un appassionato d’arte, competente e attento, zelante
raccoglitore di patrie memorie. In lui c’era uno sviscerato amore per il bello:
una particolare sensibilità, rafforzata dall’attaccamento alla propria terra,
che gli ha fatto da stimolo e da guida nel collezionare stampe antiche,
reperite in lunghi giri per le botteghe d’antiquariato di mezza Europa, e dipinti
dei Costaioli e degli altri pittori che hanno attraversato Salerno e la sua
provincia, soprattutto la Costiera amalfitana. Questo ha evitato la dispersione
e la ‘fuga’ di testimonianze vive e concrete che fanno parte della storia, della
tradizione, della cultura del territorio. Un amore trasmessogli dal padre, don
Andrea, che nella piccola tipografia di Amalfi, quando egli era ancora un
ragazzo, manteneva rapporti molto stretti con intellettuali, pittori,
letterati. Basti ricordare che a lui facevano capo, per la stampa, o
semplicemente per la fornitura di supporti cartacei, Giovanni Zagoruiko e
Basilio Necitailov, i pittori russi esuli rispettivamente a Positano e ad
Amalfi, Irene Kovaliska, Domenico De Vanna, artisti locali quali Ignazio
Lucibello e Luca Albino.
A quest’ultimo
è legato un episodio che ha “segnato” la formazione umana e professionale di
Peppino. Risale a quando l’Italia - firmato l’armistizio - appariva divisa in
due, economicamente e politicamente. Le
truppe alleate, sbarcate ad Amalfi nel settembre del 1943, avevano fissato il
loro “Rest Camp” nell’ex pastificio, sul lungomare. La gente cercava di
arrangiarsi come meglio poteva. Tra le tante cose non disponibili sul mercato,
i quaderni scolastici. Andrea De Luca pensò che si poteva far fronte a quella
mancanza stampandoli. La difficoltà, se mai, era di “inventare” una copertina accattivante
e adatta a dei ragazzini. Luca Albino frequentava l’hotel Cappuccini, occupato
da ufficiali americani, ai quali vendeva, per poche lire, i suoi luminosi
dipinti. Un pomeriggio, terminato il
lavoro, Andrea De Luca lo vide che si stava recando, con la cassetta dei colori
in mano, alla fermata dell’autobus per far ritorno a Maiori. Lo indicò a
Peppino, che gli era accanto, e gli disse di correre a chiamarlo, perché voleva
parlargli. "Ti raccomando – sottolineò –, rivolgiti a lui con rispetto, è un artista".
Peppino, di corsa, lo raggiunse e gli trasmise il messaggio: "Professore, mio
padre vuole parlarvi". "E chi è tuo padre, che cosa vuole da me?", replicò
Albino, un po’ infastidito. Il ragazzo precisò: "Sono il figlio di Andrea De
Luca". Il pittore tornò indietro. Don Andrea gli espose la sua idea. Desiderava
illustrare i quaderni con immagini ispirate alle favole di Fedro ed Esopo.
Qualche giorno dopo Luca Albino portò i disegni in tipografia. I quaderni
andarono a ruba.
Quelle parole
del genitore: “Rivolgiti a lui con
rispetto, è un artista” Giuseppe De Luca
non le ha più dimenticate. Ne sono prova i rapporti di stima e di viva
cordialità che lo hanno legato a Mario Carotenuto, Paolo Signorino, Virginio
Quarta, Antonio Petti, Cosimo Budetta, Pietro Lista, Romolo Apicella e tanti
altri protagonisti del mondo della pittura e della ceramica. Con lo stesso
rispetto, non disgiunto dall’ammirazione, ha sempre accolto artisti emergenti, svolgendo opera di
mecenatismo e di promozione culturale. Ha stampato monografie, cataloghi di
mostre e una serie di calendari che,
anno dopo anno, ha rappresentato (e rappresenta) un omaggio doveroso ai
protagonisti di una intensa, a volte esaltante stagione d’arte che a Salerno, dalla
fine dell’Ottocento, non s’è mai interrotta.
Sigismondo
Nastri
Nessun commento:
Posta un commento