L’avvocato Faustino
De Palma, che ringrazio, mio ha fatto avere l’ultimo numero (marzo-giugno 2013)
di “Vicum”, periodico trimestrale dell’associazione “P.S. Mancini” di Trevico,
che – se ben ricordo – ho già avuto modo di segnalare tempo fa in questo mio spazio.
Come ricorda De Palma nell’editoriale, la pubblicazione festeggia proprio con
questo numero il suo trentesimo compleanno. Una bella età, e soprattutto una bella
soddisfazione per chi l’ha ideata, l’ha realizzata e s’è fatto carico di
portarla avanti e può ora affermare che “gli obiettivi
dichiarati nei primi numeri della rivista sono stati ampiamente raggiunti e
che, anzi, Vicum ha acquisito una visibilità ed un’autorevolezza, che vanno ben
oltre la Baronia, originario territorio di riferimento”. Rallegramenti
vivissimi, dunque, e ancora auguri per il lavoro da svolgere di qui in avanti.
Vado a sfogliare
velocemente le trecento pagine di “Vicum” e segnalo alcuni saggi,
che reputo particolarmente interessanti: “Lettere di Pasquale Stanislao Mancini a Giuseppe
Garibaldi” di Bruno Salvatore; “L’episcopato ad Ariano Irpino di Michele Maria
Caputi” di Antonio Alterio; “I ‘figli di nessuno’. Bambini abbandonati ad
Orsara nella prima metà dell’Ottocento” di Antonio Anzivino; “La stampa
periodica a Sant’Agata di Puglia 1927-2013” di Dora Donofrio Del Vecchio; “Taurano:
istituzioni laicali, assistenza e religiosità nei secoli XIX e XX” di Giuseppe
Buonfiglio; “Il cimitero di Mirabella Eclano” di Pasquale Di Fronzo; “Nusco e
le isoglosse dell’Alta Irpinia” di Luigi Capone; “Banzano di Montoro Superiore:
note di toponomastica e di araldica” di Aurelio Pironti; “La toponomastica di
Castel Baronia” di Sara Bardaro; “Le Passiones
dei Santi martiri Pantaleone medico e Ermolao prete” di Francesco Roccia; “Il
tratto irpino della via Appia e le fonti letterarie” di Romualdo Marandino; “La
Baronia dei Sanniti/Hirpini” di Raffaele Loffa; “Creature fantastiche dell’immaginario
popolare irpino” di Aniello Russo. E, per chiudere questa carrellata (scusandomi con gli autori dei testi che non
ho citato), la “Lettera a Peppino
Liuccio, homme de lettres” di
Giuseppe Iuliano, riferita all’ultimo suo libro, “Terre d’amore”, quello che,
in forma epistolare, il caro Peppino ha voluto dedicare ai territori che hanno segnato
il suo percorso di vita e di produzione letteraria: il natio Cilento e la Costa
d’Amalfi, eletta a seconda patria. Tanto che potrebbe far sua la canzone resa
celebre da Joséphine Baker: “J’ai deux amours…”.
Nessun commento:
Posta un commento