Giuseppe Ruocco è un “vecchio”
amico, col quale però ho rare occasioni d’incontro. Spesso mi ha invitato a
visitare il suo “rifugio” in località Ponteprimario di Maiori, ove ama
appartarsi per dare sfogo alla sua fantasia d’artista, ma - rimanda oggi, rimanda domani - ancora non ci
sono stato. Ed è una cosa della quale mi rammarico sinceramente. Giuseppe l’ho
seguito nei primi anni di attività - ricordo che nell’estate del 1977 scrissi
un breve testo di presentazione per una sua mostra ad Amalfi - ma non ho
elementi sulla sua produzione più recente. E’ forte, perciò, la mia curiosità
di vedere come essa s’è evoluta. L’occasione m’è data dalla mostra personale
che sarà inaugurata sabato 3 agosto, alle ore 20.00, a Minori, nei locali di Corso Vittorio
Emanuele numero 16. Ruocco, così, torna all’attenzione del pubblico e della
critica dopo cinque anni, dato che l’ultima sua esposizione risale al lontano
2007. Certamente egli continua ad essere animato da quella
tensione sentimentale, che gli riconobbi allora - affinata se mai
dall’esperienza acquisita sul campo -, che sfocia nella capacità di rendere il mistero e il silenzio
della natura, con animo attento all’essenza delle cose. Mentre scrivo, ho di fronte proprio un suo dipinto – un vaso con tanti fiori – che si
caratterizza per il disegno preciso e tagliente, per la vivacità cromatica. Ho
motivo di ritenere che siano ancora questi gli elementi caratterizzanti della
sua pittura.
Condivido quanto è scritto nel
comunicato stampa, che m’è stato inviato. Il nostro è “uomo schivo e lontano dai riflettori”. Più
incline alla riflessione, allo studio, che alla mondanità. Ora che a farla da padrona è la
comunicazione, non so dire se sia un bene o un male. D’altra parte, un quadro
va apprezzato per quel che è, non per come è reclamizzato, e neppure per la capacità di affabulazione dell'autore.
Leggo che questa mostra di Ruocco ci
offrirà una panoramica della sua intensissima produzione, che va dal 1970 al 2013 – 43 anni! - e comprende oli,
acrilici, acquerelli, disegni a china, ceramiche. Già, la ceramica, che credo abbia sempre esercitato su di lui una
particolare attrazione, come del resto è avvenuto per altri: Mario Carotenuto, Paolo Signorino, Virginio Quarta,
Matteo Sabino, tanto per citare alcuni degli artisti più rappresentativi del territorio
salernitano. Le opere ceramiche, soprattutto
le ultime, mi si dice, hanno un taglio “più moderno”, sono portate alla
sperimentazione.
Paolo Signorino, che lo conosce
bene, scrive nella presentazione del
catalogo, redatta a mo’ di lettera: “Tu sei uno dei pochi ad aver perseguito, e
raggiunto, il tuo scopo di essere pittore, mantenendo un colloquio continuo
soprattutto con Mario Carotenuto, che giustamente consideri Maestro”. E
continua: “Ha giocato molto, per la tua affermazione, la tua forte volontà, la
‘caparbietà’ che tu stesso ti riconosci, doti che hanno consentito di mettere
bene a frutto le tue capacità espressive, la buona conoscenza e l’uso delle
tecniche”. Signorino, minorese d’adozione, come Carotenuto del resto, per
averci abitato e lavorato (mi riferisco in particolare alla serie di affreschi realizzati
nella chiesa della Confraternita), rivolgendosi a Ruocco, aggiunge: “Al di là
delle paternità artistiche che ti sono state attribuite, ti riconosco una forte
determinazione nel lavoro meticoloso e costante, quello manuale del ‘fare’, del
mettere il pennello sulla tela o sul foglio bianco dell’acquerello o ello
smalto bianco della ceramica”.
La mostra sarà aperta dal 3 al 31
agosto dalle ore 19,30 alle ore 23,30.
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