Pubblico con piacere la notizia, trasmessami da Giovanna Dell'Isola, addetto stampa del Comune di Maiori, che - grazie alla
collaborazione tra lo stesso comune e
la Soprintendenza ai Beni Artistici di Salerno e Avellino -, il complesso di S.
Maria de Olearia sarà aperto anche il 25 aprile e il 1° maggio, dalle ore 9.00 alle
13.00. Restano, ovviamente, in vigore le aperture
settimanali con i seguenti orari: il mercoledì
dalle 14.30 alle 18.30; il sabato dalle
9.30 alle 13.00 e la domenica dalle 9.00 alle 13.00.
Il complesso
monumentale di Santa Maria de Olearia, del quale ho trattato già il 2 aprile scorso su questo blog, è collocato lungo la statale amalfitana
tra Capo d'Orso e Maiori. "Notizie
della sua fondazione - riferisce una nota della Soprintendenza - risalgono al primo arcivescovo di Amalfi, Leone, che ne
rivestì la carica dal 987 fino alla morte, avvenuta nel 1029; egli concesse a
Pietro, un eremita che viveva in quei luoghi con il nipote Giovanni, di edificare
la chiesa di S. Maria de Olearia, nei pressi del sito ove avveniva la
lavorazione dell’olio. Rara e preziosa testimonianza di arte e architettura del
primo Medioevo nell’intero Ducato di Amalfi, il monumento è stato reso noto,
per la prima volta, nel 1871 dal Salazaro.
Costruito all’ombra di un grande
antro roccioso naturale, nel corso del tempo buona parte di esso è stato
trasformato ad uso privato. Per quanto suggestive siano le sue caratteristiche
architettoniche e ambientali, i dipinti che lo decorano costituiscono il dato
di maggiore interesse. Si tratta di tre diversi cicli pittorici ad affresco,
tutti medievali, ma eseguiti in tempi diversi, dislocati in altrettanti
ambienti sovrapposti di destinazione cultuale. Nel primo di questi, comunemente
chiamato cripta o catacomba, composto da tre sale contigue, è presente, in due
delle absidi orientali, il primo nucleo di affreschi, risalenti probabilmente
all’insediamento primigenio, vi sono rappresentate figure di santi la cui cifra
stilistica è da ricondurre alla cultura medievale campana tra X e XI secolo.
Sulla parete adiacente si riconoscono invece caratteri bizantineggianti,
trasferiti qui attraverso la pittura eremitica pugliese del primo trentennio
dell’XI secolo. Sulla terrazza sovrastante, addossata alla roccia, sorge la
chiesa che ospita il secondo importante ciclo di affreschi. Essi rappresentano
scene della vita di Cristo, dall’incarnazione alla passione, attinte da
repertori bizantini, ma di chiara impronta campano-laziale.
Attraverso una piccola
scala è possibile accedere alla cappella si S. Nicola, costruita sopra la
chiesa ed interamente affrescata, finanche sulla facciata. L’abside del piccolo
vano è volta a nord e mostra la Vergine con S. Nicola e S. Paolino, con un
chiaro richiamo al ruolo svolto da i due santi nella difesa dell’ortodossia
contro l’eresia. Sulla parete est sono raffigurate scene di miracoli di S.
Nicola e su quella opposta due teorie di santi, in cattivo stato di
conservazione. Sulla volta si staglia un clipeo contenente il Cristo
Pantocratore; sulla facciata, ai lati della mano del signore, figurano due
eleganti angeli svolazzanti. L’articolata ambientazione spaziale delle figure,
rese con consapevole plasticità, ha spinto la moderna critica ad avvicinare
questi dipinti alla pittura medievale romana tra XI e XII secolo, il cui dato
peculiare è costituito dai rimandi alla cultura carolingia e tardo antica."
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