Alla veneranda età
di novantasei anni si è spenta ieri ad Amalfi la signorina Anna Amodio, sorella del
compianto onorevole Francesco, che fu sindaco di quella città per circa un
ventennio e deputato al Parlamento per quattro legislature. Le esequie saranno celebrate domattina, alle ore 9.30, in cattedrale. Poi la salma sarà trasportata a Maiori per essere tumulata, dopo la rituale benedizione nella chiesa di san Giacomo, in quel cimitero.
Io la ricordo così.
Nel “vecchio”
palazzo di famiglia (poi abbattuto e ricostruito), sulla Sciulia (ribattezzata
“Salita Cavalieri di Malta” e “Fra Gerardo Sasso”), ci riunivamo di
pomeriggio, in una stanza che aveva un grande tavolo al centro e tre porte
comunicanti con altri ambienti della casa, per svolgere il lavoro di
segreteria: che consisteva nello smaltimento di una enorme mole di
corrispondenza – richieste di aiuto o di interessamento per le più svariate
pratiche, disperse nei meandri della burocrazia nazionale e locale –
dell’onorevole Francesco Amodio, appena eletto deputato, nel 1958. Una
segreteria che, man mano – e chiedo scusa se lo dico con autocompiacimento,
visto che per vent'anni ne ho avuto la responsabilità –, divenne un modello di
organizzazione ed efficienza. Eravamo un
gruppo di volontari, disinteressati, legati a lui – all'epoca, ancora sindaco –
da stima, ammirazione, amicizia, affetto.
Ricordo che, a metà pomeriggio, puntualmente, ogni giorno, da una di
quelle porte usciva la sorella dell’onorevole, Anna (per tutti, la “signorina
Nina”), con un vassoio - che la sua esile figura faceva apparire enorme –,
colmo di cioccolatini, pasticcini, biscotti. Lì per lì nessuno di noi osava
toccar nulla. Ma appena si allontanava, e chiudeva la porta, cominciava
l’assalto: tutti a cercare di arraffare quanto più possibile.
Sembrava di
rivedere quella scena di “Miseria e Nobiltà” nella quale Totò e compagni
aggrediscono una zuppiera di spaghetti fumanti. Non che fossimo particolarmente
golosi o affamati: lo facevamo per gioco, o quanto meno per dimostrare
prontezza di riflesso e abilità nel riempirci le tasche di tanto ben di Dio.
19.12.2010-All'inaugurazione della Biblioteca di Maiori |
L’episodio
mi serve per evidenziare un tratto caratterizzante della signorina Nina: la
straordinaria generosità. Che dimostrava sempre, nei confronti di chicchessia,
in ogni situazione. E non soltanto offrendo cioccolatini. Il suo aiuto era
concreto, ripetuto, costante. Questo la faceva benvolere da tutti. A lei,
perché intercedesse presso il fratello, occupato a Roma dal lunedì al venerdì
nei lavori della Camera, si rivolgeva gente proveniente da ogni angolo della
provincia di Salerno, dal Beneventano e dall'Irpinia. Magari solo per
manifestare il desiderio di averlo come padrino a un battesimo o a una cresima
o come compare d'anello a un matrimonio. Mai a nessuno veniva risposto di no.
In un elzeviro pubblicato sul Corriere della sera del 30 novembre 2001, e poi
in un libro, Gaetano Afeltra scrisse:
“Fin dalle prime ore del mattino, la sua casa [dell’on. Amodio] era affollata
da postulanti che presentavano le richieste più impensate: la costruzione di
una strada verso un villaggio vicino, il trasferimento ad Amalfi di un figlio
portalettere a Varese, l’esonero militare del giovane che stava per sposarsi;
la raccomandazione alla commissione di esami per la licenza liceale del povero
‘figlio che ha studiato notte e giorno…’. La sorella dell’onorevole offriva a
ognuno una tazza di caffè, un bicchierino di vermut o di rosolio secondo l’ora.
Poi alla sera partivano un centinaio di lettere di raccomandazioni. L’onorevole
ne spediva copia agli interessati come prova del suo sollecito intervento. […]
Era l’uomo che aveva più “comparielli” d’Italia. […] Per ogni compariello c’era
l’obbligo di un regalo, che in genere era un oggetto d’oro: orologio, penna
stilografica, gemelli con brillantini. L’onorevole, ricco era e ricco rimase,
ma credo che il suo patrimonio l’abbia assottigliato con acquisti dagli orefici
e sussidi ai bisognosi.” Ed era sempre la signorina Nina a farsene carico.
L'ultimo
gesto munifico, nel 2010: la donazione dell'intero patrimonio librario
del fratello al Comune di Maiori, quale nucleo fondante di una biblioteca
pubblica.
Riposi in pace.
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