Lo confesso. Quando mi arriva una chiamata da Furore correrei lì di corsa. Amo quel paese, la genuina
cordialità della sua gente, amo quel paesaggio per tanti aspetti - scenografici – rimasto selvaggio: e non tanto quello che si affaccia sul mare, intendo dire quel vallone che sprofonda a imbuto nel
fiordo come l’inferno di Dante. Forse non è vero, bisognerebbe accertarlo, ma sembra che Gustavo Doré sia venuto qui per trarre ispirazione quando ha illustrato la Divina Commedia.
Al sindaco, Raffaele Ferraioli, sono legato da
antica amicizia, stima, rispetto. Lo ritengo uno dei pochi
amministratori della Costiera capaci di lasciare profonda traccia della loro
azione. Del resto, basta mettere a confronto la Furore di quando ne prese in mano le
redini e quella di oggi: paese vero con una propria identità, con una spiccata capacità di iniziativa, con una cultura dell'accoglienza da prendere a modello. Un paese, ripeto,
da amare. Conservo tra le cose più care della mia attività (anche perché di
riconoscimenti non credo di averne ricevuti altri…) la targa consegnatami in
una delle edizioni passate del “Premio Furore di giornalismo”.
Per posta elettronica ho ricevuto
or ora un invito per mercoledì 13 marzo. Alle ore 17.30, nella Sala Federico
Fellini, è in programma la presentazione ufficiale per l’Italia Meridionale
della Guida “Golagustando 2013” di Marco Marucelli: un prezioso manuale – viene
sottolineato – contenente “indirizzi eccellenti e tipicità emergenti della
ristorazione italiana… e molto di più!”. Sarà lo stesso autore,
giornalista-enogastronomo viareggino, insignito nell'ottobre scorso del Premio Furore di Giornalismo, a condurre,
insieme con Ferraioli, il “salotto”,
organizzato dall’Università Popolare Terra Furoris, che vedrà la partecipazione
di una folta schiera di esperti, operatori della ristorazione e appassionati di
enogastronomia.
Seguirà una cena “a quattro mani”
presso il Ristorante Bacco, caratterizzata da un “incontro”, che presumo
gustosissimo, fra la cucina della Costa d’Amalfi e quella della Versilia,
territori d’eccellenza nel panorama del turismo internazionale. Ne saranno
protagoniste due chef in gonnella: Erminia Cuomo e Teresa Colìa, “l’una seguace
di Bacco – mi viene precisato -, l’altra di Afrodite, divinità del mondo
classico alle quali si inspirano l’antica Hostaria di Furore e il Ristorante di
Viareggio”.
"Il paese che non c’è” –
definizione che ha fatto la storia di Furore - e “la Versilia che nel cor mi sta” - così la cantò Giosuè Carducci - si troveranno
insieme, in una serata che anticipa di
poco la primavera, all’insegna della gastronomia e della poesia del vivere.
Due territori cari al nostro poeta più illustre, Alfonso Gatto, innamorato sì del “dolce
crepuscolo di Versilia”, quando “il mare si popola ed ogni voce si spegne,
mentre la sera spande profumi e racchiude il paesaggio nell’ombra e nel
silenzio”, ma anche, e soprattutto, di Furore, delle sue “case tranquille / sognanti la rosea / vaghezza dei poggi” che “discendono
al mare/ in isole, in ville / accanto alle chiese".
Tutto questo è
Furore, dove si continua a coltivare – con la buona uva, i pomodorini del piennolo, i fichi d’India, eccetera - il piacere del gusto e della convivialità: che è,
insegna Anthelme Brillat Savarin, uno che se ne intendeva, eccome! - "la sensazione riflessa che deriva da una
serie di circostanze, dai luoghi, dalle cose, dalle persone che accompagnano il
pasto”. Mi sembra di sentire nelle
orecchie il commento ad alta voce di Ferraioli: “Ebbene, l’atmosfera sognante della
Terra Furoris, il fascino dell’antica Hostaria, le rimembranze poetiche di
Gatto e di Carducci: gli ingredienti per vivere una serata magica ci sono
tutti!”. Non so se potrò esserci, lo spero.
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