L'Arsenale di Amalfi, ora Museo della Bussola |
Il sarcofago, databile al IV secolo d.C., fu
riutilizzato nella seconda metà del XIII secolo dalla famiglia Favano. Ne sono
prova lo stemma e la croce ottagonale posta sulla testa dell'opera. Vi fu
portato dal Chiostro Paradiso nel 1934 e
utilizzato come altare per la celebrazione officiata dall'arcivescovo monsignor
Ercolano Marini in occasione dell'inaugurazione, dopo lunghi e delicati lavori di recupero di quell'edificio, uno dei pochi rimasti a testimoniare i fasti dell'antica Repubblica marinara.
Le statue in tufo, invece, "di provenienza
pugliese e decorate in stucco policromo", furono scoperte nel 1973 in una
grotta attigua al Convento dei Cappuccini. Databili al XVI secolo, furono
probabilmente realizzate da un monaco cistercense. E, poiché... "unicuique
suum", mi permetto di aggiungere che, all'epoca, in qualità di ispettore
onorario della Soprintendenza per i Beni archeologici, storico-artistici e
culturali, ebbi modo di collaborare col Comune per il loro recupero e la
collocazione in un luogo protetto: gli Arsenali, per l'appunto.
Nel comunicato stampa leggo che "le due
statue, i cui tratti iconografici richiamano San Pietro e San Giovanni
Evangelista, fanno parte di un gruppo di cinque personaggi che comprendono
anche il Cristo, l'Angelo e San Giacomo".
"Si compie, dopo un lungo iter procedurale -
dichiara l'assessore Milano, al quale va il mio plauso convinto -, la
volontà dell'Amministrazione di investire ancora una volta nella salvaguardia
dei beni e dei luoghi della cultura della Città".
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