Non mi dite, per piacere, che torno sempre su cose...
fritte e rifritte. Se le tradizioni rimangono, per nostra fortuna, inalterate,
mi sembra normale che non possa
raccontarle in modo diverso da come ho fatto fino a oggi.
Stabilito questo principio, parto - come si sembra giusto - dalla domenica delle Palme, vale a dire da tre giorni fa. Quando nelle chiese - ma, in certi casi, fuori dalle chiese - s'è proceduto alla benedizione dei ramoscelli d'olivo e, appunto, delle palme. Di queste, a Salerno, neanche l'ombra, salvo qualche ramo portato in processione e messo poi a sbandierare durante la messa. Ho fatto benedire anch'io un ramoscello d'ulivo, non tanto per scambiarlo con parenti e amici (pure questo ho fatto), ma da utilizzare domenica, insieme all'acqua santa (che troverò in parrocchia), per la benedizione rituale della mensa. Credo che questo avvenga ancora in molte case.
In costiera siamo abituati alle belle palme intrecciate, come solo a Conca dei Marini (e a Praiano, se ricordo bene) sanno fare. Palme lunghissime - chissà fino a quando ce lo consentirà il punteruolo rosso... -, altre più corteo piccolissime, a forma di panierini, barchette, croci, addobbate con fiori, coccarde e, naturalmente, rametti d’olivo. Una volta benedette, vengono esposte al balcone o alla finestra di casa, rimanendo lì fino alla prossima Pasqua. Quando ero ragazzo, ad Amalfi, si compravano dai pescivendoli (Masaniello, Paolillo sotto 'a Sciulia, ecc.). Chiarisco, a scanso di equivoci, che la tradizione di queste palme non è soltanto nostra. E’ alquanto diffusa su tutto il territorio nazionale. Domenica una l'aveva in mano il nuovo pontefice, papa Francesco. Credo che l'abbia ricevuta da Bordighera. E' già avvenuto nel passato.
La giornata di domani, giovedì santo, è dedicata ai riti penitenziali, che sfociano nella processione dei Battenti. Venerdì ci sarà quella del Cristo morto.
Stabilito questo principio, parto - come si sembra giusto - dalla domenica delle Palme, vale a dire da tre giorni fa. Quando nelle chiese - ma, in certi casi, fuori dalle chiese - s'è proceduto alla benedizione dei ramoscelli d'olivo e, appunto, delle palme. Di queste, a Salerno, neanche l'ombra, salvo qualche ramo portato in processione e messo poi a sbandierare durante la messa. Ho fatto benedire anch'io un ramoscello d'ulivo, non tanto per scambiarlo con parenti e amici (pure questo ho fatto), ma da utilizzare domenica, insieme all'acqua santa (che troverò in parrocchia), per la benedizione rituale della mensa. Credo che questo avvenga ancora in molte case.
In costiera siamo abituati alle belle palme intrecciate, come solo a Conca dei Marini (e a Praiano, se ricordo bene) sanno fare. Palme lunghissime - chissà fino a quando ce lo consentirà il punteruolo rosso... -, altre più corteo piccolissime, a forma di panierini, barchette, croci, addobbate con fiori, coccarde e, naturalmente, rametti d’olivo. Una volta benedette, vengono esposte al balcone o alla finestra di casa, rimanendo lì fino alla prossima Pasqua. Quando ero ragazzo, ad Amalfi, si compravano dai pescivendoli (Masaniello, Paolillo sotto 'a Sciulia, ecc.). Chiarisco, a scanso di equivoci, che la tradizione di queste palme non è soltanto nostra. E’ alquanto diffusa su tutto il territorio nazionale. Domenica una l'aveva in mano il nuovo pontefice, papa Francesco. Credo che l'abbia ricevuta da Bordighera. E' già avvenuto nel passato.
La giornata di domani, giovedì santo, è dedicata ai riti penitenziali, che sfociano nella processione dei Battenti. Venerdì ci sarà quella del Cristo morto.
I Battenti sono i veri protagonisti di questo tempo
di Passione. Bisogna venire in
Costiera per rendersene conto.
Vestiti di una lunga tunica bianca, incappucciati, in qualche caso (ad Amalfi)
col capo coronato di rovi, cinti alla vita da un nodoso cilicio, che
anticamente adoperavano per percuotersi a sangue, escono per le strade al calar
delle ombre per la visita ai cosiddetti "Sepolcri" (a Gesù
Sacramentato), e poi all’alba di venerdì per la “Via Crucis”. Poi, la stessa
sera, costituiscono l’elemento coreografico più significativo, e più
suggestivo, della processione di Gesù morto, che si svolge, quasi in
contemporanea, nei paesi della costa, con modalità solo apparentemente uguali,
ma, in effetti, diverse nelle forme e nei contenuti.
Ogni paese, infatti, è geloso custode dei propri
riti, che si sono conservati intatti nel tempo. A Minori, la sera del
giovedì santo, e fino all’alba del giorno seguente, i Battenti, incolonnati dietro una grande croce, portata
a spalla, sfilano per le vie del centro e quelle delle frazioni illustrando
alcuni episodi significativi della vita del Cristo. Durante le soste programmate, si
stringono in cerchio e cantano, con suggestivo effetto corale. La sera del
venerdì, dopo la dolorosa liturgia della schiodatura di Cristo che avviene in
Basilica, prende il via, alla sola luce
delle torce, la processione del Cristo morto. Di grande suggestione sono gli antichissimi canti interpretati dai
Battenti: col tono ‘e vasce il giovedì e col tono ‘e coppe il venerdì. La
doppia melodia serviva, in origine, a differenziare le due Arciconfraternite
locali: quella del SS. Rosario, posta su in alto a Villamena, e quella del SS.
Sacramento, sita in basso, alle spalle della basilica di Santa Trofimena. Oggi
esiste solo quest’ultima, ma i due modi di cantare non si sono integrati.
Il culmine della solennità lo si raggiunge con la
processione di venerdì santo. A Minori, come a
Ravello e ad Amalfi. Si potrebbe dire che c’è quasi sovrapposizione di
immagini su scenari diversi: i paesi immersi in un buio profondo, rotto
soltanto dalle torce messe ad ardere lungo le vie, dai lampioni tenuti in mano
dai Battenti. A Ravello il corteo, partendo dalla cattedrale di san Pantaleone,
raggiunge il monastero di santa Chiara, lungo il percorso per Cimbrone. Poi, al
ritorno, si spinge fino a piazza Fontana. Ai lati del catafalco sfila uno
stuolo di bambini vestiti da angioletti.
Particolarmente ricca di pathos la processione ad
Amalfi: quando compare, sulla sommità del Duomo, la bara dorata del Cristo,
seguita dalla statua della Madonna in lacrime, la folla dei fedeli è presa da
sincera commozione. Il corteo percorre lentamente le vie del centro fino a
piazza Municipio. Qui Gesù viene deposto nel sepolcro allestito nella chiesetta
di san Nicola dei Greci. Ancora più mesto è il rientro, con la bara vuota,
preceduta dalla Addolorata. Struggenti i canti: “Sento l’amaro pianto / della
dolente Madre / che gira tra le squadre / in cerca del suo ben”. E ancora:
“Sento l’amato Figlio / che dice: Madre, addio, / più fier del dolor mio / il
tuo mi passa / mi passa il sen”.
A Minori l’ambiente è caratterizzato dal
luccichio di migliaia di lumini posti sui terrazzi, sui davanzali, sui muri, in
modo da creare un paesaggio da favola. Lo scenario, così, diventa spettrale.
A Maiori si snoda, lungo il corso Reginna,
un’affollata “Via Crucis”.
Sono manifestazioni nelle quali si fondono (e si
confondono) religiosità e folclore, devozione e tradizione popolare.
Fondamentali per il recupero di quei valori spirituali trasmessi fino a
noi di generazione in generazione. E’ significativo, perciò, che ogni anno a vestire
il lungo camicione bianco dei Battenti, col cappuccio che lascia scoperti
solamente gli occhi, siano non solo anziani, ma anche giovani e ragazzi.
Che altro dire? Una volta, in tutte le chiese, si
legavano le campane il giovedì santo per essere poi suonate a distesa
all'annuncio della resurrezione, quando, in tutte le chiese, veniva scoperta la
gloria, ossia la statua del Cristo trionfante, con la bandiera in mano, posta
sull'altare, fino a quel momento tenuta
nascosta da un velo.
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