E’ uscito, nella collana “Saggi” dell’editore Albatros di Roma, il volume “Cronache
di uno scempio” di Antonio Amato.
Oggetto dello scempio, la Costiera amalfitana, dove l’autore, maiorese, ha svolto per anni
attività giornalistica in quella pattuglia di giovani, agguerriti, autentici cavalieri
senza macchia e senza paura, che collaboravano con l'indimenticabile Joe Marrazzo,
fondatore e direttore di “Dossier Sud”,
impegnati in un territorio che già cominciava a essere massacrato dalla
speculazione. Un periodico, “Dossier Sud”, del quale oggi – nel
pantano di un giornalismo che si alimenta essenzialmente di veline e comunicati
- si sente la mancanza. Il libro è diviso in due capitoli, riferiti rispettivamente
al periodo della seconda e della prima repubblica.

Vengo ai titoli di alcune inchieste: Tra Cetara e Maiori il ‘residence della
vergogna’ (un grande edificio, incompiuto,
sulla collina che domina Erchie, abbandonato da oltre quarant’anni, senza che
si sia arrivati alla decisione di demolirlo, visto che la sanatoria sembrerebbe
impossibile perché la zona è a rischio frane);
Maiori: dove c’era la dimora del
pittore Gaetano Capone, oggi c’è una piscina (un piccolo edificio sul lungomare,
con le pareti esterne affrescate da Pietro Scoppetta e Raffaele D’Amato,
crollato-buttato giù improvvisamente, di
notte, per far posto a una piscina); Dove
c’erano aiuole e limoneti spuntano box (ormai avviene così, da un capo all’altro
della costiera, e non solo qui: è uno degli aspetti più tristi, questo, della
cementificazione selvaggia); Atrani un’altra
tragedia annunciata (l’episodio è recente, la sera del 9 settembre 2010, la
furia del torrente Dragone ha devastato la piazzetta travolgendo la povera
Francesca Mansi): una tragedia, denuncia Amato, che “è frutto ancora una volta di una manomissione del territorio, di
interventi errati e di assenza di prevenzione”. E sembra, dico io, che la terribile lezione non sia stata bene appresa nelle sedi
competenti; Il futuro della Costa d’Amalfi:
da “divina” a luna park? Qui Amato torna sul caso Fuenti, affronta quello
dell’Auditorium di Niemeyer a Ravello, ricorda la battaglia ventennale per l’ospedale
di Castiglione di Ravello.
La seconda parte del libro contiene articoli già all’epoca
pubblicati, oltre che sul mensile di Marrazzo, su “l’Unità”. I temi che affronta non sono diversi: sempre “il territorio letteralmente sfigurato dal
cemento, grazie alla complicità criminale di amministrazioni inette e voraci”
(sotto accusa alcune strade interpoderali). E poi altri casi emblematici: la
Residenza Castel d’Albori, il complesso edilizio della società ITA a Vettica di Amalfi,
tanti altri “mostriciattoli” disseminati fino a Positano. E ancora:
il tentativo di costruire due ascensori nel fiordo di Furore, le inchieste per
abusivismo edilizio nei confronti del regista Franco Zeffirelli, la piaga degli
incendi boschivi che si ripetono, immancabilmente, ogni estate; la minaccia, tra
gli anni sessanta e settanta, di trivellazioni petrolifere al largo della
costa, sventata grazie soprattutto all'impegno di Carmine Conforti, responsabile del Wwf in costiera. Potrei andare oltre, mi fermo qui. Non senza sottolineare che “Cronache di uno scempio” è un libro
da leggere e meditare. Perché, anche se le vicende raccontate riguardano
per lo più un passato recente o remoto, devono farci interrogare sulle prospettive che ci
attendono: senza una programmazione
seria, proiettata verso la salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio, esse
si annunciano decisamente inquietanti.
Segnalo con piacere che i proventi della vendita del libro saranno destinati al fondo per la ricostruzione della Città della Scienza a Bagnoli.
Segnalo con piacere che i proventi della vendita del libro saranno destinati al fondo per la ricostruzione della Città della Scienza a Bagnoli.
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