domenica 24 marzo 2013

"CRONACHE DI UNO SCEMPIO": ANTONIO AMATO RIPERCORRE IN UN LIBRO LE VICENDE DI UN TERRITORIO, QUELLO DELLA COSTA D'AMALFI, "DATO IN PASTO AL CEMENTO DELLA SPECULAZIONE"



E’ uscito, nella collana “Saggi” dell’editore Albatros di Roma, il volume “Cronache di uno scempio” di Antonio Amato. Oggetto dello scempio, la Costiera amalfitana, dove l’autore, maiorese, ha svolto per anni attività giornalistica in quella pattuglia di giovani, agguerriti, autentici cavalieri senza macchia e senza paura, che collaboravano con l'indimenticabile  Joe Marrazzo, fondatore e direttore di “Dossier Sud”, impegnati in un territorio che già cominciava a essere massacrato dalla speculazione.  Un periodico, “Dossier Sud”, del quale oggi – nel pantano di un giornalismo che si alimenta essenzialmente di veline e comunicati - si sente la mancanza. Il libro è diviso in due capitoli, riferiti rispettivamente al periodo della seconda e della prima repubblica.
Una volta, scrive Amato, lungo la costiera c’erano gli orti e i giardini. Poi l’edilizia ha devastato il panorama: “Cemento bianco, giallo, turchino, case, ville e villini costruiti a grappoli lungo le scogliere marine, mentre avanza una seria occupazione anche nella fascia collinare di costruzioni di ville e casette”. Chissà perché, mi permetto di aggiungere io, i sequestri, che pure ci sono, non avvengono mai al primo colpo di pala meccanica. Di abbattimenti, neanche l’ombra. A parte quello del “Fuenti” (l’Amalfitana Hotel), il “mostro” per eccellenza, di cui vengono ripercorse le vicende: quelle che hanno portato all’abbattimento, dopo innumerevoli denunce e una tenace battaglia combattuta dagli ambientalisti,  e le più recenti, legate alla sua ricomparsa sotto altre spoglie e ad un nuovo sequestro. Tuttavia,  “se ci fosse stato solo quel caso – nota Antonio Amato - ci sarebbe quasi da rallegrarsi anche perché il tetano è stato amputato, con l’abbattimento avvenuto in seguito alle sentenze del Consiglio di Stato e del Tar Campania del 1992. In costiera ci sono invece situazioni anche più scandalose”. E aggiunge: “Basti pensare che nel 2006 in costiera sono state sequestrate opere per oltre 24 mila mq. Per un valore di 25 mila euro, mentre nell’anno 2007 sono state denunciate 200 persone per abusi edilizi e sequestrati oltre 60 cantieri abusivi”. Quanto alle richieste di sanatorie esse ammontano a 5046, di cui 3266 relative alla sanatoria Craxi-Nicolazzi del 1985 e 1780 quelle del 1994 sotto il governo Berlusconi [i dati statistici, ovviamente, si riferiscono all’epoca in cui sono stati redatti gli articoli].  Non c’è da meravigliarsene. Con la nostra burocrazia, e con tutti i cavilli che gli avvocati sono capaci di tirar fuori, non si viene a capo di nulla.
Vengo ai titoli di alcune inchieste: Tra Cetara e Maiori il ‘residence della vergogna’ (un grande edificio,  incompiuto, sulla collina che domina Erchie, abbandonato da oltre quarant’anni, senza che si sia arrivati alla decisione di demolirlo, visto che la sanatoria sembrerebbe impossibile perché la zona è a rischio frane);  Maiori: dove c’era la dimora del pittore Gaetano Capone, oggi c’è una piscina (un piccolo edificio sul lungomare, con le pareti esterne affrescate da Pietro Scoppetta e Raffaele D’Amato, crollato-buttato giù improvvisamente, di notte, per far posto a una piscina); Dove c’erano aiuole e limoneti spuntano box (ormai avviene così, da un capo all’altro della costiera, e non solo qui: è uno degli aspetti più tristi, questo, della cementificazione selvaggia); Atrani un’altra tragedia annunciata (l’episodio è recente, la sera del 9 settembre 2010, la furia del torrente Dragone ha devastato la piazzetta travolgendo la povera Francesca Mansi): una tragedia, denuncia Amato, che “è frutto ancora una volta di una manomissione del territorio, di interventi errati e di assenza di prevenzione”. E sembra, dico io, che la terribile lezione non sia stata bene appresa nelle sedi competenti; Il futuro della Costa d’Amalfi: da “divina” a luna park? Qui Amato torna sul caso Fuenti, affronta quello dell’Auditorium di Niemeyer a Ravello, ricorda la battaglia ventennale per l’ospedale di Castiglione di Ravello.
La seconda parte del libro contiene articoli già all’epoca pubblicati, oltre che sul mensile di Marrazzo, su “l’Unità”. I temi che affronta non sono diversi: sempre “il territorio letteralmente sfigurato dal cemento, grazie alla complicità criminale di amministrazioni inette e voraci” (sotto accusa alcune strade interpoderali). E poi altri casi emblematici: la Residenza Castel d’Albori, il complesso edilizio della società ITA a Vettica di Amalfi, tanti altri “mostriciattoli” disseminati fino a Positano. E ancora: il tentativo di costruire due ascensori nel fiordo di Furore, le inchieste per abusivismo edilizio nei confronti del regista Franco Zeffirelli, la piaga degli incendi boschivi che si ripetono, immancabilmente, ogni estate; la minaccia, tra gli anni sessanta e settanta, di trivellazioni petrolifere al largo della costa, sventata grazie soprattutto all'impegno di Carmine Conforti, responsabile del Wwf in costiera. Potrei andare oltre, mi fermo qui. Non senza sottolineare che “Cronache di uno scempio” è un libro da leggere e meditare. Perché, anche se le vicende raccontate riguardano per lo più un passato recente o remoto, devono farci interrogare sulle prospettive che ci attendono:  senza una programmazione seria, proiettata verso la salvaguardia dell'ambiente e del paesaggio, esse si annunciano decisamente inquietanti.
Segnalo con piacere che i proventi  della vendita del libro saranno destinati al fondo per la ricostruzione della Città della Scienza a Bagnoli.

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