“Morto un papa se ne fa un altro”, si usa dire. Niente di più
vero, a parte il fatto che, questa volta, l’elezione di un papa non è avvenuta
dopo il decesso dell’altro. Benedetto XVI è vivo e sta bene, nel regime di clausura che s'è scelto: solo che, per età, per le tante circostanze delle quali è stato
testimone e vittima, non ce l’ha fatta più ad andare avanti. E ha voluto,
responsabilmente, passare la mano. Magari lo facessero i nostri politici! Resta
il fatto che, ogni volta che si assiste – da quando c’è la televisione – alla elezione
di un pontefice, alle sue prime sortite, quello che lo ha preceduto viene subito
dimenticato. Forse per il carisma del prescelto, per la sua diversità nella
continuità del magistero, forse perché siamo noi a cercare sempre negli avvenimenti degli elementi di
novità. A scanso di equivoci, Jorge Mario Bergoglio, all'inizio dell'omelia, ha indirizzato a Joseph Ratzinger gli auguri per la festa onomastica.
Fatta questa premessa, dico subito che papa Francesco è
davvero un personaggio straordinario. Per la spontaneità dei gesti, per il modo di porsi, per
quel desiderio – già espresso – di riformare la Chiesa, di riportarla alla autenticità delle origini. Di farla tornare ad essere esempio per i nostri comportamenti. “Vorrei
una Chiesa povera per i poveri” ha detto: se avesse bisogno di uno slogan, di un
manifesto programmatico, eccolo subito trovato.
Papa Francesco porta sulla cattedra di san Pietro l’esperienza
delle grandi periferie di Buenos Aires, dominate dalla miseria. Sono le stesse periferie di altre parti del mondo, anche le nostre periferie. Ecco perché
invita i ministri della Chiesa, a partire dai cardinali, a “camminare”, e non
solo: perché "noi possiamo camminare quanto vogliamo, possiamo edificare
tante cose, ma se non confessiamo a Gesù Cristo, la cosa non va". Quindi, insiste:
camminare, edificare, confessare. Spero che trovi ascolto. Specialmente presso
certi sacerdoti (forse anche vescovi) che intendono il loro servizio come una professione: messe, funzioni, feste, e basta. Per questo, papa Francesco - che ha come modello il Poverello di Assisi - avverte
il rischio che la Chiesa diventi “una Ong pietosa”, abdicando al suo ruolo di “sposa del Signore”. E aggiunge: “Quando
non si cammina, ci si ferma. Quando non si edifica sulle pietre cosa succede?
Succede quello che succede ai bambini sulla spiaggia quando fanno i castelli di
sabbia, tutto viene giù, è senza consistenza".
“Miserando atque eligendo” (lo guardò con misericordia e lo scelse) sta
scritto nel suo stemma. Una frase di enorme significato, tratta dalle Omelie di San Beda il Venerabile, riferita all’episodio della vocazione di San
Matteo: "Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit,
ait illi Sequere me" (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con
sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi). La misericordia è uno dei
fondamenti della vita cristiana. Perché fonte di misericordia è Dio stesso: ce lo
insegna San Paolo.
Un concetto, la misericordia, che va di pari passo con altri
espressi oggi nel discorso della cosiddetta "intronizzazione" (termine che la semplicità della cerimonia rende ormai obsoleto): bontà, tenerezza, servizio. Bisogna "custodire la gente, aver cura di ogni persona, con
amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e
che spesso sono nella periferia del nostro cuore", ha sottolineato papa
Francesco, facendo subito comprendere che al centro del suo pontificato egli pone i più deboli, gli emarginati, gli
ultimi. Lo si è visto quando, attraversando sulla jeep piazza san Pietro, ha
fatto fermare la vettura, ne è sceso per andare ad abbracciare una persona
disabile confusa tra la folla. Un gesto che sicuramente, c'è da credere, egli ripeterà molte volte. Ma è un papa che nel
solco del messaggio francescano rivolge attenzione particolare al creato.
Nella omelia di oggi, infatti, rivolgendosi agli oltre centotrenta capi di stato e
di governo, a personaggi che detengono, nel mondo, il potere economico,
politico o sociale, ha implorato: "Per favore, siate custodi della
creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, dell'altro e dell'ambiente”.
Ovvio, non lo ha chiesto solo a loro, ma a tutte le persone di buona volontà. In un mondo angustiano da gravi
problemi di inquinamento, dall'impoverimento delle risorse naturali, in un mondo che va autodistruggendosi, c’era
proprio bisogno di un papa ecologista. Sia ringraziato il Signore.
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