Mi dispiace di non poter essere, in questo momento, ad Amalfi, dove, all'Hotel Luna, si sta presentando il volume di Padre Gianfranco Grieco "Sopra il cielo di Ravello - 60 anni con il Beato Bonaventura da Potenza", Libreria Editrice Vaticana. Relatori, insieme con l'autore, lo storico Giuseppe Gargano, il teologo Padre Edoardo Scognamiglio, il vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede Angelo Scelzo. Credo che l'opera sia una ristampa, aggiornata, di quella pubblicata col titolo "Il pellegrino della Costiera" nel 1989.
Come ebbi a scrivere allora, sul Beato Bonaventura da Potenza
esiste una densa bibliografia che si apre con la “Vita” scritta da F. Giuseppe Maria Rugilo nel 1754. Questo a dimostrazione dell’importanza del
personaggio e di un carisma che è giunto a noi intatto a più di tre secoli
dal suo passaggio sulla scena terrestre.
Nota il Rigilo che egli visse “da
innocente, da penitente, e da Apostolo. Non ebbe molta letteratura; ma non ne
fu nudo del tutto… Fu di poche parole, e parlò regolarmente con voce bassa e
soave. Ebbe volto facile ad accendersi, florido e giovanile, fino all’ultima
vecchiezza; né portò mai sembianza d’Uomo mortificato”. Aggiunge Gianfranco
Grieco che si bruciò di un “amore senza limiti” verso i poveri, esercitò la
virtù della pazienza, mortificò giorno e notte la sua carne, visse con
“illibata purità”, preferì la povertà ad ogni bene. Fu protagonista, già in
vita, di episodi prodigiosi. Ma furono i miracoli compiuti post mortem, approvati da Papa Clemente XIV a determinarne la beatificazione, avvenuta nel 1775, appena sessantaquattro anni dopo la sua dipartita. Il Rugilo ne dà ampia
notizia, desumendola dagli atti processuali. Cito alcuni casi: una suora
affetta da “maligne pustule intorno alla regione del naso”, un fanciullo
colpito da “bruttissima lebbra per tutto il corpo”, un frate precipitato dal
campanile della chiesa di Ravello e ridotto in fin di vita. Tutti tornati
istantaneamente e perfettamente sani al contatto con il sepolcro del Padre
Bonaventura.
Il quale – sottolinea
Gianfranco Grieco – praticò l’umiltà e fece della “obbedienza eroica” l’idea
fissa di tutta la sua vita di consacrato a Cristo, alla Chiesa, all’Ordine, al
popolo. Sintetizzando, potrei dire che
era un semplice, di mente e di cuore. Qualche esempio illuminante: “A Capri,
per obbedienza al suo superiore restò per un giorno intero nell’orto del
convento. I fatti andarono così. Il Padre Superiore venne chiamato d’urgenza
per mettere pace tra due litiganti che dalle parole stavano purtroppo, come
spesso accade, passando ai fatti. Il Padre Guardiano si trovava nell’orto
insieme con padre Bonaventura. ‘Aspettami qui, perché ritorno fra poco’. ‘Sì’ –
rispose il Padre Bonaventura. Ma, quel ‘fra poco’ durò un giorno intero. E
quando il Superiore ritornato a casa chiese ai religiosi dove si trovasse Padre
Bonaventura nessuno seppe dare risposta. Stava ancora nell’orto in attesa di
ricevere un altro ordine dal suo superiore…”. Ad Amalfi, “era un caldo mattino
d’estate, mentre portava tra le mani un pezzo di ghiaccio, Fra Bonaventura incontrò
il Padre Superiore della fraternità conventuale al quale chiese dove portarlo.
‘Portalo nell’armadio della sagrestia’ – gli rispose con tono faceto il
Superiore volendo sottolineare l’inutilità della domanda –. Ma, Bonaventura
prese alla lettera l’indicazione del Padre Superiore e depose il pezzo di
ghiaccio nell’armadio degli arredi sacri. Venuta l’ora del frugale pasto il
Superiore non vedendo a tavola il ghiaccio, chiese a Fra Bonaventura dove mai
fosse andato a finire il pezzo di ghiaccio avuto in elemosina in mattinata.
‘Nell’armadio della sacrestia’ – rispose –. Meravigliati da tanta ingenua e
disarmante obbedienza i religiosi accorsero in sagrestia e con grande stupore
trovarono il pezzo di ghiaccio intatto e asciutti gli indumenti sacerdotali”. Mi
tornano subito alla mente le parole di Gesù: “Beati i poveri di spirito, perché
di essi è il regno dei cieli… Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”. La
festa del Beato Bonaventura, che è sepolto sotto l'altare nella chiesa del convento di san Francesco a Ravello, ricorre il 26 ottobre.
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